09 aprile 2018

Sono in stazione e aspetto un treno. Se sia in ritardo o se sia stato cancellato non mi è dato saperlo. Incontro lì una ragazza: è alta, magra, ha i capelli corti castani e gli occhi grandi, una pelle molto chiara. È carina, e non mi soffermo a parlare con lei. Devo andare via.

C'è gente un po' strana in giro, ricordo di aver pensato che dovevano essere usciti da un manicomio, ben conscia che i manicomi non esistono più; uno aveva anche un camice bianco. Prendo delle scale che mi permettono di vedere la stazione un po' dall'alto. E noto che questi personaggi strani camminano "sopra" i treni fermi e temo che si vogliano buttare di sotto. Ma sono forse lontana per richiamare la loro attenzione e noto che questa ragazza è anche lei, ora, in una posizione in cui può osservarli. Le faccio dei gesti per indicarle i due personaggi in questione che sono sempre girati di spalle e lei mi fa cenno di stare tranquilla. Usciamo insieme dalla stazione e incontriamo due mie amiche. Non ricordo chi siano perché ora sono concentrata e presa dalla mia nuova amica. Tant'è che camminiamo seguendo quest'ordine: io davanti con lei e le mie due amiche dietro.

Mentre camminiamo mi mostra un sacchetto che aveva con sé. Ci sono dentro un paio di autoreggenti, dice di volermele regalare. Forse mi sarebbero state grandi ma dico che non importa. Sono particolari, una è di colore grigio e l'altra è (guardacaso) rossa. La ringrazio e non vedo l'ora di tornare a casa a provarle.

Arriviamo in piazza Campanella, è nella mia vecchia zona: mi piaceva abitare lì. Ci sediamo su un gradino fuori da un negozio e cominciamo a parlare. Io però sono in ansia. Guardo l'orologio e sono le 19.13. Alle 20.30 devo fare qualcosa, ma ora non ricordo cosa: forse arrivi tu, non ricordo. E in tutto questo devo comunque prima tornare a casa, provare le calze, vedere come stanno sotto il mio vestito nuovo, mangiare.

Le guardo ancora, hanno qualcosa che non va nel bordino, ma poi lei mi spiega. Il bordo va ripiegato verso l'esterno. Così si possono vedere i fiocchetti.

Saluto tutti con una scusa e vado via, però mi spiace e sono un po' gelosa di lasciare la mia nuova scoperta con i miei vecchi amici, così torno, ed esclamo "Va bhe, dai resto!".

RagnoB, ora entri in gioco tu, amica mia.

Vengo a casa tua, dopo questa scoperta e questo regalo. A casa tua c'è la ragazza di tuo fratello che lo aspetta, sconsolata, dal giorno prima. A quanto pare si comporta con lei da maschio alpha. La lascia a casa con tua mamma mentre lui va via per giorni. Mi ricorda qualcuno.

Ci presentiamo e ti mostro le mie belle calzette e ti dico che devo assolutamente provarle. Tu parli a bassa voce e mi dici che in quella casa il silenzio è da rispettare, perché siete un po' particolari. Accendo la tv e anche se il volume è basso, non posso abbassarlo ulteriormente con il telecomando. Abbandono la missione e spengo.

Mi provo queste benedette calze e sono carinissime MA una è più "alta" dell'altra. Per inciso la calza rossa arriva poco sopra il ginocchio e sembra più una parigina mentre la calza grigia arriva a metà coscia. Ragno B, mi guardi e decreti che "è così che deve essere". Nel frattempo arrivano due donne, una delle due è sicuramente la mamma della ragazza di tuo fratello ma non riesco a capire chi sia, e in questa confusione di volti non riconosco nemmeno tua mamma. Poi, una donna si avvicina per presentarsi e mi fa un saluto da ragazzina, alla "bella lì, come butta?". Mentre loro vanno nell'altra stanza, noto che sulla forma del piede della calza (e in quel momento le ho indosso) c'è scritto qualcosa come "donne calze, collezione costosa". E penso che sia strano che una perfetta estranea me le abbia regalate.

E poi le donne in casa mi rivelano che quel tipo di calze in quella casa non sono ben accette.

Ma non sapremo mai come è andata a finire la diatriba perché la sveglia ha suonato e l'unica cosa che mi è rimasta in testa è la questione delle calze: riuscirò a trovarne un paio simile nella realtà?

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