15 dicembre 2016

I Milanesi ti scontrano apposta

È un dato di fatto; di solito ti scontri o rischi di scontrarti con le persone se uno dei due o entrambi non guardano dove vanno, se c'è indecisione e quindi si rimane a fare il balletto del "dove passi tu? dove passo io?".
Oggi sono stata parecchio in giro a Milano, sono andata a vedere la mostra "Gli Americani" (The Americans) di Robert Frank, fotografo, e poi a bighellonare in giro in attesa dell'inaugurazione, alle 19, di Officine Fotografiche.

La mostra di Robert Frank è stata bella, avevo già visto il catalogo ma ero curiosa di passare anche per vedere lo spazio espositivo e per leggere del viaggio che questo fotografo svizzero aveva fatto negli States negli anni '50, per documentare (secondo me al meglio) il popolo americano.
Ovviamente fu criticato per questo, per come li dipinse.
Ma, tant'è.

Alla mostra noto due individui, uno un po' più grande e uno un po' più piccino con due macchine analogiche. Mi incuriosiscono e li osservo. Mi guardano, sono incuriositi.

Mentre attraverso il corridoio che porta da una stanza all'altra, il più giovane mi inquadra. Me ne accorgo ma alla velocità in cui vado sicuramente non riesce a mettere a fuoco, sta ancora armeggiando con l'obiettivo. Così congelo il mio passo per dargli una mano, però guardando in macchina.
Mi ringrazia.

Mi avvicino: gli chiedo se è possibile avere la foto scansionata se gli lascio la email.
"Certo, però ti faccio una foto più bella"

Armeggia nella borsa e tira fuori una rolleiflex, non glielo chiedo ma spero col rullino in bianco e nero: mi fotografa tra due scatti di Robert Frank e mi lascia il biglietto da visita col suo numero di telefono scritto a matita dietro.
No, tranquilli, è un numero che si può reperire tranquillamente online, vi spiego perché.

Ha un laboratorio fotografico a Firenze dove fa anche workshop per lo sviluppo delle pellicole e la stampa. Il biglietto da visita è per quello, ho cercato il laboratorio e ho visto che tra i contatti c'è il suo numero, quindi nulla di trascendentale.

Tralaltro cercando su facebook ho visto che ha fatto il mitico liceo Agnoletti, a Sesto Fiorentino, lo stesso in cui andava Roccio e il mitico posto dove abbiamo fatto, ogni anno e fino a qualche anno fa, i meeting nazionali di piante carnivore. Perché l'assistente al laboratorio di scienze di quella scuola è il miticissimo Sergio Cecchi, presidente onorario dell'AIPC (Associazione Italiana Piante Carnivore) e credo primo coltivatore italiano, nonché genio e nonnino di tutti noi coltivatori, che lo adoriamo e lo veneriamo!

Dopo questa visita faccio un giro al gelo ma ben presto mi rendo conto che è necessario che mi fermi se non voglio morire di freddo. Così mi infilo in un posto a prendere un the caldo e mangiare una cheesecake e perdo un po' di tempo.
Fino a che non decido di farmi quest'altra mezz'ora a piedi per arrivare in via Friuli 60, dove ha aperto questa officina. Spazio per mostre, aule per lezioni, nuovissima sala posa (tutta in ordine). Più piccolo aperitivo. Ma c'è troppa gente, i stresso subito e non passa nemmeno mezz'ora che sono già fuori a camminare per trovare la metro.

Mentre sono sul treno mi arriva una brutta notizia. Il parroco della mia infanzia e adolescenza è mancato.
Trascrivo cosa ho scritto su facebook e sono sicura, Don Enrico, che tu mi abbia sentito, vecchio bisbetico rompiscatole :)


Oggi se n'è andato un pezzo della mia infanzia e della mia adolescenza, è mancato il parroco che ci ha seguito durante il nostro percorso religioso che poi, va bhe, io ho abbandonato. Ho un bellissimo ricordo di quest'uomo che amava il vino e non si faceva mancare qualche parolaccia; ma era sempre con noi. E dato che credeva nel paradiso sono convinta che adesso sia lì ad attenderne l'ingresso, con un bicchiere di vino in mano e borbottando perché sta ancora aspettando. Ciao Don Enrico, bon voyage. E se mi fai sprecare qualche buona parola su un prete si vede che sei stato davvero bravo, e ti immagino mentre te la ridacchi per questa mia pessima battuta.

Stasera alzo il calice per te.

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