29 novembre 2016

Altro post dall'archivio, mai pubblicato.

Dico ieri a mia mamma che venerdì scendo a Firenze. Suo commento: "Ah, ma scendi ancora a Firenze?".
Che abbia qualche strano sospetto? Forse di una delle persone che sono venute su per il concerto dei Placebo, due delle quali erano impegnate l'una con l'altra e la restante apparentemente libera era lui? Sì lui.
Bizzarra cosa ma mia mamma non ha l'intuito mammifero che hanno solitamente le altre femmine della sua specie.
Un giorno porto a casa Pinguino, lo presento come mio collega essendo io abbastanza riservata in famiglia e anche terrorizzata dall'incontro con qualsiasi cosa che si avvicini all'essere un ragazzo/fidanzato/uomo con un membro qualsiasi della mia famiglia. Che poi effettivamente era quasi collega, o no?
Qualche giorno dopo ho l'accortezza di chiedere a mia mamma come lo trova. E lei esce con una frase del genere: "Ahh, ma allora aveva ragione tua sorella a dire che non era solo un collega".
Mia sorella ha più intuito di mia mamma, è abbastanza preoccupante la cosa.
Del resto non c'è da stupirsi se io ho tanto terrore dall'incontrare la famiglia di, o di far incontrare la mia famiglia con.
Le mie esperienze sono terrificanti: Stephen King ha scritto Shining ispirandosi alle mie vicende.
Il mio storico ex prometteva bene: coincidenze bizzarre hanno voluto che suo padre e mio padre fossero migliori amici, un tempo. Suonavano insieme nel gruppo di paese, il mio babbo aveva insegnato al suo babbo a suonare la chitarra. E mia mamma era amica con sua mamma per evidenti motivi di adozione di amicizia. Translitterazione fidanzesca: la ragazza del migliore amico del tuo uomo è una tua amica.
A me pareva tutto facile, ma quella volta sono stata io a essere presentata come amica. Persino quando io e lui oramai convivevamo (abbiamo convissuto 4 anni circa). Un giorno sua mamma vede un anellino al mio dito ed esclama "Ma come luccica questo anello, ma allora fate sul serio". Io purtroppo non so dire bugie. Sono allergica. Balbetto, divento rossa. Invece di dire una bugia posso mimare conati di vomito e scappare in bagno, quello sì. Ma quando mi fanno una domanda non so non rispondere, e nel 99% dei casi dico la verità. Così quando mi ha chiesto "Ma vivete insieme?" io ho temporeggiato due secondi e poi ho detto "Bhe, ogni tanto sto da lui". "Ogni tanto quanto?". Io: "Tutti i giorni".
Un'idiota.
Questa cosa di non essere in grado di non rispondere e di rispondere col vero mi ha messo in difficoltà parecchie volte, ricordandomi spesso che una bugia a volte aiuta. A volte.
Ad esempio se vai a ballare e qualche maniaco ti strattona verso di sè prendendoti per un braccio, non è obbligatorio rispondere alla sua domanda "Come ti chiami?". Idem se un tossico sul pullman, mentre torni a casa dalle superiori, ti chiede che facoltà fai e tu cerchi di spiegargli che fai ancora le superiori e lui insiste "Sì, ma che facoltà?". Fiato sprecato.
Riesco a raccontare balle solo a mia mamma, ma è questione di sopravvivenza. Altrimenti non si vive, sul serio. Lei è molto ansiogena ed eccessivamente preoccupata per qualsiasi cosa. Se mi chiama e il mio telefono non prende, quasi sicuramente prova a richiamarmi almeno 100 volte nei secondi successivi. Se poi, appena il mio telefono riprende la linea, provo a richiamarla, sono quasi certa che risponde mezzo microsecondo dopo lo squillo quasi piangendo e dicendo "Dov'eri? E' mezz'ora che provo a chiamarti".
La mia fortuna è appunto quella che lei almeno ha visto Roccio. E quindi questo le basta per essere più o meno tranquilla.


Scordando ogni cosa appena scritta e facendo pazzie, come al solito.
Perché ormai lo sanno tutti che sono matta, e appena avrò abbastanza soldi per andare da una psicoterapeuta ve lo dimostrerò.
Ricetta in mano e prozac in gola.

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