09 febbraio 2016

La storia di un tatuaggio

Sabato 30 Gennaio ho fatto l'ennesimo tatuaggio e questo sabato sono stata alla Tatto Convention a Milano dove me ne stavo per fare un altro. Ma pazienza, attenderò anche se l'artista è tedesca ho pazienza. Ora altri progetti sono nella mia testa.

Il tatuaggio che mi sono fatta fa sorridere, perché più di tutti mi rappresenta. E' un piccione viaggiatore. Anche gli altri miei tatuaggi sono scomodi: lo dico perché il piccione è un animale che tutti detestano. E la pianta carnivora a tanti fa ribrezzo, e il papavero è un fiore per me stupendo ma nessuno lo coltiva in casa, perché è selvatico. Nessuno se lo incula, direi io col mio gretto linguaggio.

E che cos'ha il mio piccione di particolare? Tutto. Sono io.
Ha una macchina fotografica, una delle mie tante passioni.
Quando dico che ho la passione delle fotografie molti mi chiedono se sono fotografa. La risposta è lampante: "NO". Spesso sono un cane a fare fotografie, ma mi piace. Da quando ho avuto possesso di una macchinetta automatica faccio foto.
Una nota di classe me lo ricorda: "Colombo scatta foto durante l'ora di lezione" (note trovate a casa di mia mamma e prontamente portate a casa mia per la riscrittura).
L'appuntamento con il fotografo era quasi settimanale, i miei rullini da 36 finivano in fretta e spesso raccontavano storie.
Di quelle foto non v'è traccia, perché io, stupidamente ragazzina, in fase di crescita personale e totalmente soffocata da una personalità gelosa che non bramava il mio sviluppo ma la mia totale accondiscendenza verso di lei, gettai tutto.
Eppure le foto sono sempre state una parte di me. Con l'avvento della digitale nella mia borsa non poteva mai mancare la mia compattina e ora il cellulare.

Il piccione viaggiatore ha una valigia. Perché è un piccione viaggiatore, ovvio.
Perché è un colombo, come me, un piccione e ama viaggiare. Devo dire che questo viaggio in Madagascar è come se avesse concentrato in sé diversi viaggi tanto che ora non sento la necessità di andare in giro, certo se capitasse ben venga. Ma non ne sono affamata come prima. Avevo bisogno di esplorare quell'isola rossa di andare lontano, di sentire una lingua nuova, di vedere bestie e piante nuove.

Il piccione ha una macchina fotografica e una valigia.
E delle scarpe enormi per le sue zampette.
Questo è un omaggio alla mia goffaggine. Non c'è parete con cui non abbia avuto uno scontro, ossa di formica su cui non sia inciampata, ma fa ridere. E' autoironico e mi fa piacere che lo sia. Il cappello chissà, dà un certo contegno a tutto.

Trovai il disegno diverso tempo fa in rete e finalmente ho deciso di farmelo. Ho scelto la mia tatuatrice Lara, di Torino, il cui stile secondo me poteva far risaltare il disegno. E non ho avuto torto, è lei l'autrice del teschio, il quale sembrava essere stato fatto di fretta e furia ma ha un significato mistico che piano piano sta emergendo: il culto della Vita/Morte/Vita e della rinascita. Ma è un argomento lungo e non voglio tediarvi.

Il mio nuovo tatuaggio è una sintesi (molto breve) di me e ne vado fiera. Mi spiace solo che sia in un punto non proprio visibile per me perché si trova sulla scapola. Ma so che è lì che attende il primo volo disponibile, con le sue scarpe enormi e la valigia semiaperta.

Amo questo tipo di arte e a volte mi spiace avere così poca pelle a disposizione.
Ho trovato due altri artisti alla Milano Tattoo Convention: uno è italiano ma lavora a Londra e un'altra è tedesca e da quest'ultima so già che cosa voglio.

Ma senza divagare, ecco i due tatuatori (le loro pagine facebook):
Otto D'Ambra
Melanie

Ed ecco il disegno originale e la meravigliosa realizzazione di Lara.








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