06 agosto 2014

Killing the Joker

Era una ragazza, questo sapevo.
A casa sua la madre dormiva distesa sulla pancia, con una mano ciondoloni fuori dal letto. A vederla bene la mano era infilata nella sua enorme borsa forse a stringere una pistola per difendere la figlia, così ossessionata da una paura irrazionale quanto incomprensibile: la paura per Joker. 
Sì proprio lui, il personaggio nemico di Batman. Forse vi viene da sorridere, e così ho fatto anch'io quando lessi le lettere adesive appiccicate sul parabrezza.
"Killing the Joker" dicevano.
Killing era scritto in verde, forse per intonarsi con il colore dell'auto. Sta di fatto che proprio quell'auto, in cui lei si sentiva più sicura che altrove, tentò la fuga dalla sua paura, una sera, complice il buio. Col suo babbo poi, di cui lei era profondamente innamorata di un sentimento morboso e per nulla candido, pulito.
Glielo aveva appena annunciato, "Papà io ti amo", di quell'amore tutt'altro che ingenuo e non sono sicura che il padre avesse capito completamente la situazione.
Il padre era seduto al posto di guida, lei accanto, con le sue rotondità eccessivamente femminili.
"Partiamo".
Non so cosa accadde, una scintilla, qualcosa successe e l'auto si incendiò.
Entrambi furono avvolti dalle fiamme e poco prima di perdere la vista, gli occhi di lei incrociarono gli occhiali scuri di lui e lei vide quello che non avrebbe mai voluto vedere. Il suo volto sfigurato, quasi sciolto dalle fiamme, aveva deformato le sue labbra. Il suo sorriso era diventato un ghigno largo, una maschera orrenda, così simile, così troppo simile al suo nemico irrazionale: Joker.
Non potè più urlare ma quei secondi che la separarono dal vero buio furono interminabili: l'ultima immagine, l'unica sua vera paura.

Le fiamme avvolsero ogni cosa, e tutto ciò che rimase fu polvere.
E quella strana scritta attaccata al parabrezza.

Nessun commento: