10 giugno 2014

Il paradosso

Ieri ho avuto due colloqui.
Uno poco fuori Como ma abbastanza irraggiungibile senza macchina, in cui mi proponevano un part time, per presa appuntamenti, con fisso più provvigioni (mi pare comunque non avessero nessuna intenzione di prendermi perché scartano a priori chi è senza macchina) e uno a Como centro, raggiungibile a piedi in 20 minuti come impiegata front office per un'assicurazione.

Il primo sarebbe andato anche bene, se non fosse stato per la sua esclusione a priori per i demacchinati.

Il secondo è stato una barzelletta. Mi chiedo se sto davvero cercando lavoro o il mio cervello si sta rifiutando deliberatamente facendomi fare figure di merda.
Entro in questo posto (un'assicurazione) enorme, stile anni '70 per cui non bellissima l'architettura. Piena di gente strafiga e in tacchettini o giacca e cravatta e mi sento fuori posto come fossi stata un ippopotamo della Disney mentre balla con gli struzzi.
Mi accoglie una tipa con due occhi verdi come smeraldi e mi fa accomodare chiedendomi di compilare un loro foglio e inserire all'interno il mio curriculum stampato, con la fototessera.
Panico.
Non ho il curriculum, le dico, non mi è stato detto di portarlo.
Va bene, mi risponde, cercheremo di stamparlo noi...

Intanto mi lasciano da sola col mio robo da compilare che, tralaltro, chiede quali sono le mie ultime esperienze lavorative e i miei studi: insomma un curriculum compilato a mano. Mi chiedo a cosa serva questa ridondanza dato che mi hanno chiesto due volte il curriculum via email, più quello stampato più quello compilato a mano.

Controllo sul calendario di Google, ecco spiegato l'arcano. Dato che io ho una memoria di merda e quindi mi segno sempre tutto, mi pareva strano che mi fosse sfuggita questa cosa. Me l'ero segnato nel calendario di Google ma tra le famigerate NOTE, che non vedi quando apri l'anteprima di un evento. Nell'anteprima vedi solo il titolo dell'evento, l'indirizzo se inserito, e l'ora. 'Fanculo.

Mi lasciano sola mezz'ora e poi tornano e mi fanno accomodare in un'altra stanza. E rimango di nuovo da sola. Mentre mi portano nella stanzetta del colloquio mi scuso ancora per il curriculum non portato, me l'ero segnato ma il calendario non mi mostrava le note in cui lo avevo segnato.
Rimango sola ad aspettare.

Arrivano, in due. Occhiverdesmeraldo e una ragazza che mi ricorda Antonella Ruggiero anche se non le somiglia. Forse per i capelli scuri e la carnagione chiara.

Mi fanno le solite domande. Perché ho mandato un curriculum a loro, quali sono i miei punti di forza, se ho domande. Apprendo che mi faranno sapere entro due settimane qualcosa, sia in positivo he in negativo. Bene, penso.

Me ne vado via un po' così, pensierosa. Col mio aspetto e il mio essere difficilmente mi richiameranno. Mi chiedo se davvero lo voglio questo posto, se davvero in generale voglio lavorare. Mi rispondo che certo che no, però si deve lavorare. E perché si deve lavorare? Allora penso ai viaggi che vorrei fare e mi sento frustrata perché anche se così stiamo bene, difficilmente posso fare ciò che voglio. E se trovassi lavoro non potrei prendermi le ferie che voglio per andare dove voglio. Non c'è soluzione a questo paradosso.

Per confermare il mio desiderio di non lavorare ho rifiutato il lavoro delle interviste, quello nuovo che mi era stato proposto. A mio parere era pagato poco, e forse ho fatto l'errore di dirglielo così da essere sicuri di non farmi più chiamare per altri lavori. Che fessa. Me lo ha fatto notare Fry. Secondo me anche lui è in parte frustrato perché non lavoro e quando succedono queste cose, come lo scrivere a questo tizio che il lavoro è pagato poco invece di inventarmi una qualsiasi scusa (tipo di essere impegnata in quel periodo) oppure faccio delle figure di merda ai colloqui mi dice ciò che è ovvio e scontato, ovvero che dovevo fare così invece di cosà. Allora mi chiedo se davvero voglio dei soldi in più oppure voglio dimostrare a qualcuno di potercela fare.
Per ora non ci voglio nemmeno pensare.
Per ora.

Canzone del giorno: Fuck You Archive


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