09 agosto 2012

Speranza minima o assenza totale

La differenza tra un call center di passaggio e un call center in cui ti assumono è la differenza in termini di speranza.

In un call center di passaggio, paradossalmente, hai molta più possibilità di fare carriera. Nessuno ci vuole rimanere, c'è tanto ricambio e più gente va via e te rimani, più hai possibilità di finire a fare il team leader, per esempio, e staccarti un po' dal telefono. In un call center di passaggio c'è più speranza. Speranza di trovare altro, di non bloccarti lì, e per chi rimane di cercare di salire i gradini sociali che ci vengono imposti sin da piccini.

In un call center dove assumono invece c'è poco ricambio. Il/la responsabile è sempre lo stesso. Ti senti morire dentro in un lavoro che non da' sbocchi, sei lì e sempre sarai lì. L'unica alternativa è trovare altro. Ma che fai? Lasci un lavoro fisso? Sin da piccino ti hanno imposto di trovarti una posizione, un lavoro fisso, farti una famiglia, casa con giardino e cane che fa la guardia, macchina grande, vacanze in famiglia, pensione accettabile.

E un gran peso nel cuore.

E' davvero questo quello che vogliamo? Lavoro fisso, casa di proprietà, vacanze in famiglia, figli. Oppure non abbiamo il coraggio nemmeno di dire a noi stessi che questa vita ci fa schifo, che non vogliamo nessuna di queste cose, che vogliamo sporcarci i piedi di fango, mollare tutto, le convenzioni, le ideologie inculcate, che il cane non lo vogliamo in giardino ma stretto nel nostro letto. Quanto siamo vigliacchi con noi stessi?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

l'unica in Italia e' cercare altro mentre si fa il lavoro odiato. Pero' c'e' da dire che tutti conoscono gente che se n'e' andata all'estero e non se n'e' pentita per niente.
E quando dico estero intendo anche Svizzera (2 ore di autostrada da TO).
Eppure tutti siamo andati all'estero e tutti almeno per un attimo abbiamo pensato "che bello qui, chi me lo fa fare di stare in Italia, qui c'e' attenzione per questo e quell'altro...", infatti chi ce lo fa fare?
Da un certo punto di vista l'angoscia che viviamo in Italia ci da un sentimento di calda e viscida sicurezza, da parte mia ho sempre un po' paura a tentare la sfida al mondo.


Saluti AV Michele :)

Carla ha detto...

Un libro di psicologia che ho letto diceva che era meglio un abbraccio negativo piuttosto che nessun abbraccio. Ovvero, è meglio essere trattati male dell'indifferenza.

E' meglio una situazione conosciuta, anche se piuttosto negativa che affrontare l'ignoto.

Non è una cosa terribile, questa?

Zion ha detto...

sai come la penso, per me è un continuo stare in bilico tra quello che il mio senso del dovere mi dice di fare e quello che si chiama vivere. Però il mio lavoro mi dà il modo di fare altre cose, di solito (forse).
Se odi il tuo lavoro, vivi malissimo, è inutile.

Carla ha detto...

Se poi il tuo lavoro ti lascia zero tempo per fare quello che ti piace.. E' ancora peggio!