30 dicembre 2008

Novità

Ieri mi ha chiamato l’ospedale, hanno fissato l’appuntamento per la prima parte della procedura, ovvero il posizionamento del rep. Che è il rep? Boh?
Da quello che ho capito iniettano carbone vegetale che verrà assorbito dai tessuti e permetterà di rintracciare i nodulini. Il tutto verrà fatto il 7 gennaio dalla mattina al pomeriggio (pare sia una robina lunghetta). Secondo il parere di chi mi ha chiamata ieri siamo a buon punto per la prenotazione dell’intervento ed è probabile che entro una settimana a partire dal 7 gennaio verrà fatto tutto.
Sempre in quella settimana c’è il battesimo di nostro nipote e io sarò la madrina. Io e Roccio siamo d’accordo che se proprio lui deve prendere ferie è meglio prenderle per venire alle visite con me: non importa se salta il battesimo. Per me è il solito dilemma esistenziale: la mia responsabile è una donna, se le spiego ogni cosa sarà più che comprensiva e forse la forzerà un po’ sulle sue scelte future (ricordiamocelo: a marzo mi scade il contratto), se non sono così specifica faccio buona cosa perché non mi giustifico e mantengo un po’ di privacy, ma potrei compromettere la mia situazione lavorativa futura. La questione è “prendere ferie/permessi per un problema di salute non specificato che ‘voglio’ curare a Torino e per il quale non porto certificato medico”. Ho tempo fino ad oggi pomeriggio per pensarci, vedrò.
Ieri dopo il lavoro siamo andati a passeggiare nel centro di Firenze, dovevo comprare un correttore per il viso.
Le opzioni erano due: correttore liquido MAC oppure correttore/fondotinta vichy dermablend.
MAC pro: è una marca incredibile e i suoi prodotti sono davvero eccellenti;
MAC contro: prezzo alto.
Vichy pro: è anche fondotinta, è molto coprente, ha un prezzo ragionevole, sicuramente non fa male alla pelle;
Vichy contro: fin troppo coprente e pastoso. Anche usato in modiche quantità sembra difficile da sfumare.
Passiamo in farmacia e provo il Dermablend Vichy. Una piccola passata sul dorso della mano e diventa quasi bianca. Mi fa provare anche il correttore La Roche Posay ma ha un colore rosato. Anche se non voglio ammetterlo ho una pelle giallognola e non rosata.
Passiamo da MAC, c’è un ragazzo che mi consiglia. In fatto di roba da donne chissà perché diamo molta più retta ai commessi uomini. Forse perché ci sembrano più obiettivi e imparziali. Difatti lui scova subito la mia tonalità di pelle ovvero NC20. Ero convinta di essere più chiara, una NC15, ma lui sembra sicuro infatti mi mette il correttore che sfuma perfettamente sulla pelle coprendo tutti i difetti. Nonostante il costo mi convince, anche solo per il fatto di essermi stato dietro e avermi consigliato e avermi fatto provare il prodotto. Dietro consiglio di Roccio prendiamo anche il Vichy Dermablend che posso tenere come fondotinta di riserva quando siamo in viaggio o simili.
Tralaltro a Torino questo weekend abbiamo preso dei trucchi stargazer. Stargazer è una marca che fa roba per dark/punk, quindi tinte forti (viola rosa gialle argento blu verdi ecc) ma anche cosmetici. Abbiamo comprato una cipria bianca (non chiara, proprio bianca bianca) e un ombretto arancione fosforescente. Non scherzo, oggi ho gli occhi a evidenziatore.
E ora torno al lavoro se no, assenze a parte, non riesco proprio a farmi assumere. Tzè.

24 dicembre 2008

Terza puntata

Non immaginavo esistesse un reparto di Senologia e una visita Senologica. Il nome mi fa pensare più alla geriatria che al seno vero e proprio.
Eppure esiste davvero. Ed è pieno di donnine che aspettano, alcune giovani, molte altre meno, raccontandosi le loro drammatiche esperienze. Rimanere in attesa lì fuori non è decisamente positivo e non fa sperare al meglio. Chi racconta di dover tornare ogni settimana per fare la medicazione, chi con perizia di particolari, come è stata operata e chi racconta dei propri problemi nella vita di tutti i giorni. La mia visita era alle 11 ma sono passata dopo le 13.
Il medico mi ha palpato il seno alla ricerca di questi noduli ma non li ha trovati, ha dichiarato che effettivamente sono microcalcificazioni troppo piccole, per quello facciamo la biopsia. Aggiunge che la biopsia serve per capire cosa sono perché non hanno ancora dati su “ragazze così giovani che in età dello sviluppo abbiano seguito cicli di radioterapia a mantellina”.
Sono diventata un caso statistico.
Prima di procedere alla biopsia, che sarà monitorata da una macchina radiografica per capire dove stanno andando, faranno un tracciamento col carbone vegetale che servirà da guida.
Il rischio che può verificarsi è di non trovare le microcalcificazioni, essendo troppo piccole, quindi di aprire, chiudere e dover riaprire nuovamente.
Domando di che dimensioni sarà il taglio, sto diventando una sorta di Frankenstein a forza di cicatrici. Il taglio sarà piccolo, dice lui, come quello che le hanno fatto per il neo (N.B. per un neo di 5 mm hanno fatto un taglio di 5 cm, la legge chirurgica del “x10”).
Strabuzzo gli occhi: dove sta la tecnologia, la nanochirurgia, la laparoscopia? Con le dita indica una lunghezza di circa 5 cm.
Eccolo: la legge del “x10”: per un nodulo di 4 mm un taglio di 5 cm.
Di questo natale è la cosa che più mi scazza, davvero. L’idea di fare questo e rimanere in attesa del responso.
Ieri era il compleanno di Roccio, mi spiace non essere molto allegra in questo periodo ma ho tante cose che mi impediscono di sorridere col cuore ed essendo troppo espressiva non riesco a nascondere tutto.
Poi non so, magari è il tempo, magari tra qualche giorno passa tutto, magari mi riprendo un attimo, magari la smetto di preoccuparmi.
Comincio ad odiare seriamente il natale.

16 dicembre 2008

Seconda puntata
per chi l'attendeva e non

Gentilissimi utenti, siamo qui ad informarvi che la visita è andata bene. Il nodulino sta lì, forse ci sarà da fare una biopsia ma i valori sono nella norma. Il mio ingrassamento non è poi così decisivo. Io credevo fossero 10 kg ma erano solo 3 kg. I valori ormonali della tiroide sono abbastanza stabili, la salute generale è buona.
Oggi mi chiama l'ospedale Molinette di Torino a nome del C.O.E.S. (centro onco-ematologico subalpino) per fissarmi un'ulteriore visita senologica (al seno, non per anziani!) il 22 dicembre.
Quindi domenica 21 sera partirò ancora alla volta di Torino per attendere news dal seno destro (il seno sinistro pare si sia infervorato di questa mancanza di attenzione verso di lui).

Questo in parte per tranquillizzare anche i più che si sono interessanti e che ringrazio sentitamente.

Altre novità più allegre. Sabato siamo stati a Genova alla fiera del radioamatore. Ho comprato una pennina laser verde stupenda. Ci si può indicare il cielo, il fascio luminoso si vede chiaramente.

Ieri sera cinema "Ultimatum alla terra". Due note positive. Lo strafico alieno Keanu Reeves e la strafica protagonista Jennifer Connelly.

In compenso dagli spot prima del film ho capito che ho proprio voglia di vedere Madagascar 2.
Qui il trailer:

09 dicembre 2008

Lavaggio (e non) del cervello

Dopo essermi dedicata appassionatamente alla PNL (dormendoci davvero sopra, un libro così soporifero non l’avevo mai provato) e all’arte della persuasione, ora mi sta appassionando la materia più “bastarda” del Mindfucking. Per chi volesse scoprirne di più c’è un bel libro dal medesimo titolo edito dalla Castelvecchi (eh, lo so, non si può voler tutto dalla vita). E c’è anche il seguito, “Mindfucking 2”. Inutile dire che li abbiamo acquistati entrambi. Una volta finiti pensate che riuscirò a resistere all’impulso di comprare anche “Brainwashing”?
E’ il periodo della comunicazione occulta, della persuasione e della coercizione di pensiero. E, conoscendomi, non farò nessuna delle tre cose. E’ fondamentale la libertà di pensiero, anche e soprattutto la mia, ecco perché mi incazzo enormemente quando le mie ideologie non vengono rispettate.
Il rispetto delle ideologie per me si fonda su diversi presupposti:
- si può e si deve assolutamente favorire il confronto e il dialogo;
- si può e si deve assolutamente scendere a compromessi e trovare un punto di incontro;
- non si può (ma proprio no) a tutti i costi convincere direttamente o indirettamente una persona a subire le proprie ideologie;
- quando il confronto e il dialogo non sono possibili per divergente totali e visioni di vita diametralmente opposte si possono evitare argomenti “pericolosi”;
ogni violazione di uno o più presupposti mi genera ansia e sensazione di soffocamento che sfociano in manifestazioni psicosomatiche più o meno gravi.
La mente umana è davvero strana: quando la resistenza dell’individuo è particolarmente forte, ogni tentativo di maneggiarlo rinforza la resistenza a meno di non farlo regredire a uno stato infantile tale da permettere una totale resa.
Diverse sperimentazioni hanno individuato una componente molto curiosa nel comportamento umano. In alcuni individui (con una percentuale del 33% circa) il pensiero individuale viene totalmente surclassato dall’idea del gruppo. Ovvero: se il gruppo da’ una risposta palesemente sbagliata ad una domanda banale, il 33% delle persone risponderà in maniera errata seguendo il gregge.
Io faccio parte di quel 33%.
Però qualcosa potrebbe essere cambiato negli ultimi anni. Mi rendo conto di avere acquisito sicurezza su alcune cose e, a meno di non toccare argomentazioni di tipo politico, i pilastri non cedono tanto facilmente. Soprattutto se la tesi opposta è avvalorata da tanti “ho sentito dire che”.
Oltre a leggere queste robine interessanti ogni tanto mi dedico alla cucina. Ieri ho fatto il pane e i muffin (che sono venuti particolarmente buonini).
In questa settimana non ho usato cibi precotti e ho cucinato tutto con le mie zampette, triglie alla griglia con aglio e limone, scaloppine di trota salmonata e prosciutto crudo, fagioli alla campagnola, risotto con radicchio e gorgonzola, pasta con sugo alle polpettine. Ci siamo imposti di bere mezzo bicchiere di vino a pranzo e/o a cena (fa così bene, dicono).
Ora ci manca solo tornare a correre ma con questo freddino.
Ieri abbiamo preparato l’alberino di Natale. Io avevo poca voglia però devo dire è venuto bellino.
Dopodomani saliamo a Torino, nel pomeriggio avrò la visita medica dall’endocrinologo e spero di fare in tempo per vedere la lauretta specialistica di MinchiettaUno che proprio quel giorno discute la sua tesi.
In bocca al lupo MinchiettaUno.
Ho seminato le gemmine di drosere pigmee.
Rimango in attesa di una nascita.

04 dicembre 2008

Colpa del tassista

Sabato sera siamo andati in un pub triste triste. Ma era sabato o venerdì? Non ricordo. Il pub a dirla tutta è molto bello, è grande, tutto di legno. Il classico pub dove si va tra amici a chiacchierare. E’ totalmente vuoto, quindi c’è vasta scelta di tavoli. E’ una cosa non da poco.
Peccato che il gestore ci mette un bel po’ a fare i cocktail che lasciano un po’ a desiderare: ma se si ha lo stomaco forte va bene. E poi è un po’ buio, la luce è data da piccole abatjour con ragnatele annesse, inserite tra un tavolo e l’altro. E poi è freddo, c’erano le finestre socchiuse.
Ma per fare 4 chiacchiere non c’è niente di meglio.
Ieri e l’altroieri sono stata a Torino per delle visite. Tutti mi dicono “Ma perché ti sbatti fino a lì per farti visitare che qui c’è Careggi blablabla?”. Risposta: “Quando trovi un medico di cui ti fidi non lo lasci così facilmente”.
Parto l’altroieri da Firenze Rifredi, nemmeno a dirlo, il treno ritarda di mezz’ora. Certe cose non cambiano proprio mai. Arrivo insomma già abbastanza tardino, visto e considerato che un folle seduto accanto a me aveva sul tavolino la foto (ritagliata da un giornale, in bianco e nero) di Sarah Miller e ogni tanto chiacchierava con la foto. Proprio così. Appena c’era un po’ di baccano lui guardava la foto, rideva, e borbottava qualcosa. Io non so, cercavo solo di dormire, ero un po’ cotta perché mi ero svegliata abbastanza presto (povero Roccio che doveva anche andare al lavoro). Ogni tanto mi voltavo verso il signore e lui smetteva:assomigliava a Robert De Niro, la versione italiana con i capelli bianchi e tanta pancetta.
Arrivata a casa di mia mamma mangio velocemente qualcosa e porto a spasso Poldino, intanto un forte mal di testa dovuto al troppo sonno sul treno mi devasta. Mi doccio veloce, mi sistemo alla meno peggio e vado in centro. Magari due passi mi fanno passare il male.
Scopro che in piazza Castello hanno aperto una nuova libreria, molto bella. Qualcosa come “libreria.coop” o “coop.libreria”. Ci faccio un giro e trovo un sacco di libri che vorrei comprare. Ho la mania compulsiva dei libri. Poi non riesco a stare dietro agli acquisti e si accumulano nella libreria. Quanti libri belli. Quanta carta stampata, quanti bei colori di copertine, quante cose su cui vorrei documentarmi.
Meglio uscire. Esco e mi avvio verso la fnac, ma anche lì c’è la libreria. Mi riperdo tra i libri, cerco testi sul Madagascar (all’altra libreria ne avevano di più). Mi chiedo cosa sarebbe meglio se Madagascar o Australia, sono due mete ambitissime, tutta natura, tante bestie, tanta avventura. Rimando la decisione e corro in farmacia a prendere qualcosa per il mal di testa che intanto è aumentato.
Torno a casa di mia mamma mangio qualcosa (si era ormai fatta ora di cena) e prendo la pastiglia. Il giorno dopo ho la visita, anzi le analisi, mi toccherà passare tutta la mattinata in ospedale. E poi devo fare il prelievo, e come al solito ho paura del prelievo.
Per andare all’ospedale ci sono due opzioni: prendere il bus e svegliarmi parecchio prima o prendere il taxi e svegliarmi a un orario decente. Opto per la pigrizia e la spesa allucinante. Il taxista infatti fa strade inesplorate e mi fa spendere circa 21 euro, e mi saluta con “Auguri”. Tutti sanno che non si fanno gli auguri in questi casi ma bisogna dire “In bocca al lupo” mannaggia a te taxista.
Mi tocco le palle che non ho, ma dato che sto decidendo di diventare superstiziosa quasi quasi le espianto a Roccio e le impianto a me: dato che in salute non vado fortissima almeno ogni volta che vado in ospedale e qualcuno prova a farmi gli auguri mi tocco le pallediRoccio e magari la scampo.
Vado al bancone di legno del C.O.E.S. detto altrimenti Centro Onco Ematologico Subalpino, però lì mi mandano a fare la coda: che strano, per gli ex pazienti del Regina Margherita di solito consegnano direttamente loro le impegnative fatte dall’ospedale. Però non dico nulla, in un anno cambiano tante cose,anche le procedure.
Quindi mi accodo e vado a fare il prelievo. Entro come sempre terrorizzata. L’infermiera è un donnino che parla come la Littizzetto (uh come lo sento l’accento piemontese adesso. Mi sembra così alienante) e urla come una foca in calore. Mi vede, penso, tremolante, mi rassicura dicendo che ha lavorato tot anni in Ematologia al Regina Margherita, l’ospedale infantile, e difatti dopo tanti anni mi becca al primo colpo la vena e non mi fa nemmeno male, visto e considerato che mi ha bucato sul dorso della mano, zona abbastanza sensibile. Non deve nemmeno farmi due buchi perché ha azzeccato tutto, io penso checulocheho e vado a mettermi in coda per l’ecografia alla tiroide.
Il dottore che mi fa l’ecografia era una volta un assistente. Mi aveva visitata assieme al mio endocrinologo circa 3 anni fa. Lo avevo notato perché era un bel ragazzotto alla Tom Cruise, lampadato ed aitante. Il mio antitipo ma medico, quindi comunque da notare.
Lo rivedo però più stanco, non più lampadato e con le occhiaie. Era tornato dalla notte e l’ultima visita del suo turno ero io. Era davvero a pezzi.
Mi dice di nuovo che la tiroide probabilmente è da togliere. Mi tocco le pallediRoccio e spero che si possa rimandare all’infinito.
Intanto arriva il mio endocrinologo, gli chiedo come mai al bancone di legno non mi hanno consegnato l’impegnativa. Parte arrabbiato a fare il cazziatone alla signora che avrebbe dovuto farlo e torna con la mia impegnativa.
Mi rimane solo quella che credevo essere una mammografia ma si rivela (come appunta l’endocrinologo) per ora “solo” un’ecografia al seno.
Vado a fare colazione che ho una fame boia e spero mi facciano passare prima dato che sono le 10 e ho l’appuntamento alle 12.40. Ma arrivata in reparto radiologia capisco che non c’è speranza. C’è gente che aspetta da ore ed era prenotata ore prima. Il mio problema è il treno. Devo prendere il treno ma prima devo tornare a casa di mia mamma a recuperare lo zaino. Questo vuol dire che per prendere in tempo il treno delle 17 devo uscire dall’ospedale alle 14. Mi ci vuole un’ora e mezza per andare a casa di mia mamma dall’ospedale e un’altra ora per tornare in stazione. 15 minuti per mangiucchiare qualcosa ce le vogliamo mettere?
Insomma si fanno le 13 e sono ancora lì. Meno male ho il libro sulla PNL che tralaltro ha proprietà soporifere su di me, mi basta leggerne una pagina e svengo collassata, come in catalessi, oberata da tanti termini e diciture. Per dirla breve la gente comincia a sfavarsi e partono le polemiche.
Così ci spostano in un altro reparto che fa la stessa cosa. Chiedo a una signora per quando era prenotata. Mi dice che era prenotata per le 10 (sono le 13.20), perdo speranze di passare perché le dico che sono prenotata per le12.40 ma, miracolo, mi chiamano. Quindi la signora si sfava perché ora sa che la sua prenotazione veniva prima, però la dottoressa dice che mi sono registrata prima di lei e quindi non ci sono cazzi. La ringrazio e le spiego che ho anche un treno da prendere, quindi attacca a ecografare. Mi spoglio, mi sdraio, guarda bene, riguarda bene e parla con un collega. Parla di nodulini. Mi fanno rivestire e mi spostano al reparto dov’ero prima per farmi fare una mammografia. Ma come mammografia, non dovevo fare solo un’ecografia. Comprendo bene che c’è qualcosa che non va.
La mammografia, per chi ha poche tette come me, è una tortura. Devono schiacciarti il seno tra due ripiani e il medico ce la mette tutta, me le tira, me le palpa, me le strizza. Un male cane insomma. Poi le rifà più volte perché non gli riesce: col senone (come direbbe mia mamma) sarebbe tutto più semplice ma un senino non ha mammografia che tenga. Mi chiedono di rivestirmi e mi fanno rifare un’altra ecografia con una dottoressa con più esperienza.
Parla di linfonodi e di gruppi calcificati, io non ci capisco molto, ma continuo a capire solo una cosa: che qualcosa non va.
Mi chiedono di rivestirmi dopo aver fatto un segno sul seno destro con un pennarello indelebile nero. Mi piazzano un cerotto con una sferetta incollata all’altezza del puntino disegnato. Mi fanno fare un’altra mammografia ma i segni non coincidono. Mi chiedono ancora di vestirmi e il dottore mi spiega che ci sono un gruppo di formazioni calcificate e un nodulino ma non sanno altro. Fare un’agoaspirato non si può, troppo piccino. Vogliono farmi una biopsia chirurgica.
L’11 saremo di nuovo a Torino per una visita dall’endocrinologo ci dirà lui poi, guardando gli esami, cosa fare. Certo, ho paura.
Però c’è Roccio con me (che dolce, mi ha regalato un fiore di girasole), e anche se un piantino me lo sono fatta ieri, non posso davvero lamentarmi di niente.
E poi, lo so bene, la colpa è tutta del taxista.