31 gennaio 2008



Intervista di Metal Hammer
Traduzione di Jadax

PALLE AL MURO

La vita non è mai stata monotona per i Rammstein: dall’essere cresciuti nella Germania Est comunista, alle persone che pensano che siano nazisti, fino a passare piacevolmente un pomeriggio assolato a Parigi. La band parla a Ian Winwood di cosa vuol dire essere “strani”…

Ci sono due cose che bisogna sapere riguardo Till Lindemann. La prima è che non concede interviste, e la seconda è che non concede interviste. E’ quindi una sorpresa quando vengo presentato a Till Lindemann seduto ad aspettare d’essere intervistato.

“Sì – dice l’uomo della casa discografica che ha orchestrato l’incontro di oggi – Oggi è a disposizione della stampa”. L’uomo calvo della casa discografica mi si avvicina e mi presenta a Till Lindemann. Non c’è stata fino ad ora nessuna parola sul fatto che il più enigmatico cantante della più enigmatica delle band sia seduto davanti a me.

“Ehm… Hello”

“Hello”

“Mi spiace, ma non sapevo che avrei intervistato te oggi”

“Tutto ok. Siediti. Fa’ come se fossi a casa tua”. Queste parole comunque sono le sole in inglese che Till dirà nei prossimi tre quarti d’ora. Seduta a fianco a lui c’è una donna di nome Gabrielle. È la nostra traduttrice. La cosa funziona così: farò una domanda e Gabrielle ripeterà la domanda a Till in tedesco. Il cantante risponderà e Gabrielle scarabocchierà qualcosa in stenografia su un block notes. Poi risponderà alla domanda in inglese. Questo è strano per due ragioni. La prima è che le risposte in inglese sono sempre molto più corte che in tedesco, facendomi chiedere cosa è andato perso, letteralmente, durante la traduzione. La seconda è che è difficile sapere chi guardare mentre succede tutto questo: l’interprete o il soggetto.

Una parola veloce su Till Lindemann. Oggi è vestito interamente di nero, maglietta e jeans. Sta bevendo una piccola tazza di caffelatte di Starbucks. In questo primo incontro è difficile dire a chi assomigli di più, se Mickey Rourke o Herman Munster.

“Per il beneficio dei nostri lettori, saresti così gentile da descrivere l’ambientazione di oggi?”
”Certamente – dice Lindemann mentre si dà un’occhiata intorno – E’ una bellissima giornata e siamo nella splendida città di Parigi. Siamo seduti sul ponte superiore di una barca. Abbiamo soft drinks e una bellissima vista sul Tamigi”.

“Scusa?”

Till Lindemann abbozza un laconico ed ironico sorriso: “E’ solo un mio piccolo scherzo”. In realtà l’unica parte del “piccolo scherzo” di Till Lindemann ad essere veramente uno scherzo è che siamo sul Tamigi. Il resto è vero, ma siamo sul fiume Senna.

Bisogna concederglielo: quando i Rammstein fanno qualcosa, lo fanno con stile. La giornata inizia con un treno Eurostar da Waterloo per Parigi. Da lì un taxi attraverso il traffico caotico della città fino alla Bastiglia. Fuori l’Operà c’è – sì, davvero – un autobus londinese rosso a motore spento. Sul lato dell’autobus, come se fosse la pubblicità di un film o di un qualche prodotto per capelli, c’è la scritta “Rammstein”. Dentro il bus, un branco di giornalisti europei, tutti con addosso delle grosse cuffie e seduti davanti a lettori cd Philips. I walkman sono sigillati e contengono copie del nuovo lavoro del sestetto berlinese, “Rosenrot”. I giornalisti aggrottano le ciglia scrivendo qualcosa sui loro blocchetti. Infine il bus parte. La Torre Eiffel è alla nostra destra. Il nostro veicolo ha una grossa ammaccatura su una delle finestre del piano superiore, dove il giorno prima è andato a sbattere contro un ponte. Domani lo stesso autobus prenderà un’altra infornata di giornalisti per incontrare i Rammstein – sì, ancora – a bordo dell’Orient Express. Oggi però siamo sulla Senna, a pochi minuti dagli Champs Elysèes. È attraccata una barca. Sul ponte inferiore sta suonando “Rosenrot”. I membri del gruppo stanno gironzolando in quello di mezzo. Fuori nell’ultimo ponte attende Till Lindemann.

“Con ‘Reise, Reise’ (l’album dei Rammstein del 2004) ci erano rimaste un po’ di canzoni – dice il cantante – così siamo entrati in studio e ne abbiamo registrate altre. Si potrebbe dire che con il nostro ultimo album abbiamo avuto 11 fantastici giocatori in campo e 7-8 fantastici giocatori in panchina. Così stavolta abbiamo fatto giocare quelli in panchina – che erano ugualmente bravi – e abbiamo comprato 3 nuovi giocatori per unirli alla squadra, i quali sono tutti eccellenti giocatori. Quindi abbiamo un’eccellente nuova squadra per voi”.

“Allora siete felici del vostro lavoro?”

“Sì, assolutamente”.

In parole povere, ciò vuol dire che “Rosenrot” favorisce la corsa dei Rammstein come insolita, enigmatica, sovversiva ed intelligente rock band di oggi. Il primo gruppo tedesco ad evadere del tutto ed interpretare l’ombra gettata dallo strascico del fascismo, questa è una squadra in grado sia di entusiasmare che di confondere il suo pubblico. L’eccitazione viene dal sound, e da live shows che costano qualcosa come 30.000£ a notte di messa in scena. La confusione proviene dalle persone che sentendo l’hitleriana “rolling r” di Till Lindemann si chiedono se sia un set di Nazisti (la risposta comunque è no). Un concerto in Russia è stato recentemente cancellato a causa del timore che gli Skinheads potessero – sapete – farsi idee sbagliate.

“Ti piace fare le interviste?”

Till Lindemann ride: “No, assolutamente” dice.

“Perché no?”

“Bè, anch’io leggo le riviste perché voglio tenermi informato sui gruppi che mi piacciono. Ma non voglio essere la persona a cui vengono fatte tutte quelle domande, perché trovo che sia molto spossante essere così onesto. Così, per quanto riguarda le domande che mi stai facendo, io sto cercando di risponderti sinceramente. Ma se devo dir la verità, sono solo sincero a metà nelle risposte che ti do. Penso che sia molto importante mantenere un parte di me che appartenga solo a me stesso.”

Ecco ciò che sappiamo su Till Lindemann. Il cantante è nato nel 1963 a Leipzig, nell’allora DDR. È cresciuto nel piccolo villaggio di Schwerin. Come cittadino della Germania dell’Est comunista, fu “spaventato” quando cadde il muro di Berlino il 9 novembre 1989, sentendo come se “fosse la fine del mondo, la fine di tutto ciò che conoscevo.” Prima di allora era stato un nuotatore pronto a nuotare per il suo paese ai giochi Olimpici del 1980 a Mosca, se non fosse stato per un incidente. Voci dicono anche che sia stato espulso dalla squadra durante una visita in Italia, dopo essere sgattaiolato fuori dall’hotel. Lindemann spera di ritirarsi dalla scena nel 2013, all’età di 50 anni. Se volete sapere quanto diversi siano veramente i background dei membri dei Rammstein, allora è alla musica che dovete guardare. Ovunque nel Regno Unito se formi un gruppo musicale i tuoi primi grattacapi sono niente di più che fare un cd demo e cercare un posto come gruppo di supporto al Cadmen’s Dublin Castle o al Sheffield Leadmill. Per Till Lindemann e gli altri membri dei Rammstein questi processi sono stati differenti. Per suonare dal vivo nella DDR c’era bisogno di una licenza. Per ottenere la licenza dovevi tenere un’audizione di fronte ad un tavolo di serissimi ufficiali statali. Queste persone avevano il potere di decidere il vostro immediato futuro. Non sapevano nulla di musica, e gliene importava ancora meno.

“Loro sedevano lì…” e qui Till Lindemann indica un punto gesticolando verso un immaginario tavolo di ridicoli ma sinistri personaggi. Li ascoltavano suonare e poi avrebbero deciso se la band si meritava la licenza oppure no. Se non avevi la licenza, era la fine per il tuo gruppo, perché non ti era permesso suonare dal vivo.

“Ciò significava che le persone lavoravano sodo per ottenere la licenza. Ma voleva anche dire che erano molto più prudenti in ciò che scrivevano e dicevano, perché non volevano che la licenza gli venisse rifiutata. Ma per le band migliori, questo le costringeva ad essere più furbe. Non potevi metterti ad urlare di sovvertire lo Stato, perché loro semplicemente non ti facevano suonare. Per cui bisognava pensare a modi più ingegnosi di dire le cose più “delicate” , in modo da non fargli accorgere di ciò che stavi dicendo”.

I Rammstein sono una band avvolta dell’ambiguità, è a causa di queste esperienze che siete diventati così? Till Lindemann ci mette un secolo a pensarci su. È come se la cosa non gli fosse onestamente mai passata per la testa prima.

“Non lo so – dice – Potrebbe ben essere che le nostre strutture mentali provengano da lì, sì. Se non ti è permesso parlare a voce alta di ciò che pensi veramente, trovi altri modi per dire quello che vuoi dire”.

Si può anche metterla così: “’Fanculo, farò finta di fare quello che mi dici”.

Da qui salta fuori ogni cosa. Saltano fuori le tante sfumature che i Rammstein hanno a disposizione. Salta fuori il fatto che questa sia una band che può essere vista in innumerevoli modi: o come un pulsante, anche se inusuale, gruppo metal o altrimenti come un’intelligente e letterata aggiunta alla moderna cultura europea. I Rammstein fanno ciò che fanno con humour e stile. Possono utilizzare il footage di Leni Reinfensthal di “Triumph of the will” – un film di propaganda amato dai nazisti – nel video della loro cover dei Depeche Mode “Stripped”, non perché siano un gruppo Nazional Socialista, perché sono una band intelligente. Acuta. Perfino pungente. Sei ragazzi cresciuti dal lato sbagliato del muro, un muro che esisteva in primo luogo a causa di una guerra finita prima che essi nascessero. Usano stereotipi per far crescere la loro nazione. Usano fuochi d’artificio per segnare punti a proprio favore. Usano l’immaginario sessuale in modo così evidente che perfino Freud avrebbe avuto bisogno di ibuprofene e di distendersi prima di trovarci un senso. I Rammstein sono di sinistra, ma il loro cantante usa il tipo di intonazione preferita da Adolf Hitler. Non sorprende che la gente sia confusa.

“Quale paese ci fraintende di più?”

Sì.

“Dovrei dire che la Germania è il paese che più ci equivoca.” Chi parla, intanto, è l’inverosimilmente alto, inverosimilmente severo chitarrista (bassista) Oliver Riedel. “I Tedeschi sono molto repressi in molti modi. Hanno un senso di vergogna riguardo ciò che successe nella guerra. Questo significa che molte band e molte persone sono un po’ codarde in quello che fanno e in quello che dicono. Perciò se la prendono per il fatto che il nostro cantante “arrota” la r e dicono che stia imitando Hitler e che siamo Nazisti. Questo non ha senso, ma è il modo in cui la pensa un sacco di gente nel nostro paese. Ma noi pensiamo di non essere responsabili di ciò che hanno fatto i nostri padri e i nostri nonni: non è stata colpa nostra. Non c’è sangue sulle nostre mani. Noi non abbiamo nulla di cui vergognarci”.

Al contrario, i Rammstein hanno tutto di cui essere fieri. Hanno la loro musica, una spaventosa ed immediatamente identificabile scintilla di originalità che parla a molte persone, anche se in una lingua che la maggior parte di loro non capisce. Hanno il loro stile, un senso dell’umorismo in accordo coll’altisonante brivido del sound attorno a loro. Hanno la loro essenza, un lato profondamente serio, nascosto – che lo si voglia vedere o no – dietro un muro di fiamme. Hanno tutto, così sembrerebbe. La fila per il sound del mondo libero inizia alla porta.

RECENSIONE:
RED OR DEAD

Per bello che sia, il nuovo album dei Siystem of a Down “Hypnotize” è in realtà solo la metà di un album, una parte del corpo di lavoro che include anche il suo predecessore “Mesmerize”. Questo più o meno è quello che vi si aspettava da questo album dei Rammstein: una seconda metà “povera” con qualche rimasuglio di “Reise, Reise” che tenta di scavarsi un posto tra alcuni pezzi nuovi registrati in tutta fretta per gonfiare il tutto. Ma quanto ci siamo sbagliati! “Rosenrot”, in particolare la prima metà è certamente compagno dell’album dei Rammstein uscito nel 2004, “Reise, Reise”. Ma se lo si considera nel suo insieme, è un album completamente indipendente, una collezione di canzoni che si basta da sola. La track di apertura “Benzin” è la perfetta canzone “Rammsteiniana”: cattiva e sporca abbastanza da essere sexy (in senso sado-masochistico), ma anche tanto brutale e “polverizzante”(sempre in senso sado-maso) da incendiare le prime file nei concerti di tutto il mondo. Tipicamente, la musica dei Rammstein potrebbe ugualmente andar bene come colonna sonora di un film porno di serie B dell’Europa dell’est, oppure per una guerra psicologica: provate ad ascoltare uno dei pezzi più forti, Zerstoren, la risposta dei Rammstein alla situazione mondiale, pompare dagli altoparlanti del vostro carro armato mentre marciate attraverso Baghdad (o Washington DC). Le prime 4 canzoni (“Benzin”, “Mann gegen Mann”, “Rosenrot” e “Spring”) – rimangono rigidamente in questo paradigma. L’album si apre poi con la triste e dolente quasi-ballad “Wo Bist Du”, prima di consegnarci la più ovvia e commerciale hit che abbiano fatto, “Stirb nicht vor Mir\Don’t die bifore I do”, nella quale Till Lindemann duetta con Sharleen Spiteri della pop band scozzese anni ’80 dei Texas. Un’accoppiata inusuale in cui la voce graffiante e teutonica di Till si confronta contro la dolce e bianca voce di Sharleen in una canzone che parla di un amore ossessionante e destinato a finire tristemente. Come se i Rammstein non ne conoscessero di diversi. Potrebbe o no essere il duetto che una volta avevano pensato di fare con Madonna, ma visto quanto la stella di Mrs Ritchie sia in decadimento recentemente, Sharleen potrebbe essere stata una partner migliore per portarli nel mondo “vero” dei tabloid delle celebrità e della radio di oggi. Ci sono anche altre stranezze, tipo la mariachi “Te Quiero Puta” che si apre con dei campionamenti da spaghetti-western ed è liberamente condita con brutti cliché messicani e trombe sintetizzate. Veramente divertante. Chi diceva che i Tedeschi non hanno il senso dello humour? In passato, gli album dei Rammstein sono sempre stati un po’ insoddisfacenti, perché prodotti e programmati “poveramente”: la loro vera forza risiedeva negli spettacoli dal vivo. Con “Reise, Reise” e ora con “Rosenrot” hanno comunque consegnato al mondo un prodotto di classe senza compromettere né la loro musica “heavy-industrial”, né la lingua tedesca. Forse loro apriranno le porte per dare ad altri gruppi la fiducia di cantare nella propria lingua. I Rammstein non avrebbero davvero senso se cantassero in inglese: il fatto che siano diventati un successo internazionale senza fare alcuna concessione alla dominazione Anglo-Americana della cultura pop dice abbastanza sulla potenza della loro musica.


(da forla.net)
Stasera preparo lo zaino, aggiorno il curriculum e carico la PSP. Siam pronti a partire.

Tutto il resto è storia.

Canzone del giorno: Mann gegen Mann Rammstein

30 gennaio 2008

Fimo romano o romano fimo?

Dove sono le telecamere? Dai, spuntate fuori. Lo so che siete nascoste lì da qualche parte, non abbiate timore: io non me la prendo. Basta che mi diciate che si tratta di uno scherzo. Forza. Dai.

Allora ve lo devo proprio dire: ieri sera cercavo qualche mostra interessante in Italia. Per una gita fuori porta, perché no? A parte l'assoluta mancanza (per miei gusti personali) di contenuti interessanti, vogliamo parlare dei titoli delle mostre?
Parliamone.

Editoria tra Svizzera e Italia. Gli Agnelli nel Settecento a Lugano. Gli Hoepli dall’Ottocento a Milano eh?

Il senso della continuità. Rigenerazione della forma e della lingua: Jannis Kounellis. La storia e il presente in Calabria, poi?

Le ore e i giorni delle donne. Dalla quotidianità alla sacralità tra VIII e VII secolo a.C. questa vanno a vederla in due: l'organizzatore e il finanziatore.

Vorrei sapere perchè anch'io vorrei sapere perché, ma soprattutto cosa, dato che non ho capito di cosa tratta la mostra.

Il senso quotidiano dello sguardo bhe il senso quotidiano dello sguardo, soprattutto sul bus, da' un po' fastidio...

Moretti visto da Moretti Birra vista da Birra. Doppia Birra.

Il futuro del Futurismo. Dalla "rivoluzione italiana" all'arte contemporanea. Da Boccioni a Fontana a Damien Hirst il futuro del Futurismo è già passato.

Looking for the border. Una linea concettuale dell'arte italiana e belga tra l'iconico e l'ironico questi non sapevano proprio cosa scrivere, eh?

Progettoggetto. Prove di materializzazione e dove sta il trucco?

Fra Giovanni Angelico. Pittore miniatore o miniatore pittore? e lui vince. A Firenze, tralaltro.

Che paura.

Il 29 febbraio andiamo a Roma. Sono così contenta! Non ho mai visto Roma e non vedo l'ora di partire con Roccio. MinchiettaUno mi ha passato un'offerta fantastica. Il B&B Day, 1° marzo 2008, in molte strutture B&B sfogliabili sul sito, la notte del primo marzo è gratis: unica richiesta, prenotare per almeno due notti. Seconda cosa importante: trovare un B&B ancora libero. Stamattina ne ho chiamati 5 e nessuno era libero. Così ho approfittato di questo link. Non pensavo di ricevere risposta. E invece...
Mi hanno contattata una ventina di strutture: ed è stato difficile scegliere. Ho scartato quelli troppo lontani dalle metropolitane, quelli attorno alla stazione, quelli che non fornivano sul loro sito un indirizzo preciso, quelli il quale sito non funzionava. Alla fine ne erano rimasti 3. Di questi ho scelto quello che nella mail mi aveva messo un'emoticon. Mi stava simpatico.

Quindi (evviva evviva) weekend a Roma. Nella Città. Non vedo l'ora!

Ieri altro pupazzetto con fimo. Che si unisce ai due precedenti: sto migliorando! Pluto è stato preso da un tutorial, quindi non è farina del mio sacco.





Il coniglietto bianco è il primo, quello colorato il secondo e pluto è l'ultimo. Abbiamo ordinato il prosculpt per fare le fatine e un mattarello in plexiglass apposta per lavorare il fimo.

Per il basso: sto cercando di suonare La Bamba e sto già pensando al prossimo acquisto per lui!
L'amplificatore Ibanez sw20 da 20 watt.



Così almeno non suono sempre con le cuffie, che tanto il basso mica si sente così forte!

29 gennaio 2008

Dont uorri, bi eppi!

La radio canta Dont uorri bi eppi. Ora che il sito Italy.it (o Italia.it?) è chiuso decretandone il fallimento totale, vorrei chiedere a messer Rutelli di cantare Dont uorri bi eppi, esattamente con la stessa flemma con cui dichiarava Bat pliis in quel fantastico filmato che tutti conosciamo. E se qualcuno non lo ha ancora visto ecco la vera versione e la parodia.



25 gennaio 2008

E' cascato il governo!

E ora?

E quindi?

Anche se si tornasse a votare per chi si potrebbe votare? Lo psiconano non lo voglio. E gli altri? Si sputano, si insultano.
Ma come si fa a votare per loro?

24 gennaio 2008

Assioma

Lo so lo so. Manco da due giorni.
Però sono assente giustificata. Tra visite, lavoro, sonno, basso, fimo, ecc mi rimane poco tempo persino per fare la cacca (davvero!).
Ieri sono andata al fimo meeting a casa di Monica Resta, una guru delle paste sintetiche. Eravamo 7, grandi mangiate e lunghe chiacchierate. Sono stata bene, peccato per il sonno. Sono fuggita dopo le 23 per un attacco improvviso di calamento di palpebra.

Oggi invece visita in ospedale. Controllo oncodermatologico.. o dermo-oncologico.
Mi hanno trovato un neo brutto, da controllare (sospetto basalioma. ATTENZIONE: tutto ciò che finisce in -oma non è bella cosa) e il solito neo schiantato in piazza Pitti da levare.

Se siete timidi non fate mai un esame dei nei. Siete totalmente nudi (tranne le mutande che comunque vengono spostate a piacimento dai medici) con una o due persone che vi scrutano la pelle centimetro per centimetro. Persino tra le dita dei piedi. Ascelle, mani, sedere, collo, viso, tutto.
Il presunto basalioma da tenere sotto controllo è accanto al seno. Infatti credo poco al possibile basalioma dato che questo è per lo più causato dai raggi UV e quella zona non è mai esposta al sole. Però, però, c'è da dire che ho fatto due radioterapie tra i 13 e i 16 anni, in età evolutiva, e potrebbero non aver giovato tantissimo (guarire il cancro con una cosa che causa il cancro, è devastante).

Al solito, valuto tutto, nel bene o nel male. Potrebbe essere ma anche no. 50 e 50. Non si vince e non si perde.

Per quel che riguarda la prenotazione dell'intervento, la segretaria predisposta mi ha fatto venire un infarto. Vado per prenotare la visita e dopo avermi chiesto le generalità, mi dice Si accomodi in chirurgia che la chiamano subito per l'intervento.


Cosa?



Insomma, spiegato l'equivoco: era convinta che dovessero operarmi oggi e non che dovessi solo e semplicemente prenotare un intervento. Fissato per il 4 febbraio.

Per di più ho un'afta in gola che mi sta facendo morire. Non riesco a parlare nè a deglutire senza provare dolore. Ma dolorone.

Meno male che domani arriva Roccio. Questa settimana è stata terribile. A volte penso di avere anche dei colleghi terribili. A cui ho affibbiato nuovi nomi.
L'ultimo arrivato l'ho chiamato equindi. La sua risposta a quasi tutto è: E quindi?.
Esempio:
Mi voglio dedicare alle paste sintetiche.
E quindi?
Voglio suonare il basso.
E quindi?
E così via.

Ieri poi, durante la pausa pranzo, mentre io giustamente cazzeggiavo e loro (come sempre) lavoravano si è formato un capannello dietro al mio pc e mentre navigavo sul myspace di Cosimo e guardavo una sua foto hanno anche commentato. I fatti miei non sono più fatti miei.
Io la prendo a ridere. Che se no diventa un inferno.
E' anche per quello che ieri non ho scritto nulla, erano tutti lì. A non lasciarmi godere nemmeno la mia unica ora di cazzeggio sano e meritato.

Ma non tutti sono così. Oggi una mia collega mi ha anche fatto venire voglia di prendere lezioni di pattinaggio su ghiaccio. Ma quando?
Forse mentre suono e modello pasta sintetica.
Ma forse anche no.

Maledetto lavoro.

E nella serie di sfighe ci si mette anche questo palazzo in cui muoiono tutti. E' morto un mio vicino e, da quando sono qui, il Vietnam in quanto a perdite ci fa una pippa. A due mani.

22 gennaio 2008

Camioniste o principesse?

Mia sorella si sposa.



So che dovrei gioire un po' di più, ma non mi piace la modalità. Loro sono insieme da tanto tempo e questo matrimonio sembra più una forma di tutela verso mia sorella che non una promessa di amore eterno. Più contratto e meno poesia.
Del resto sono una famiglia da anni, hanno anche due bambini e se il governo avesse approvato i DICO non sarebbe necessario sposarsi, per loro. Per risparmiare hanno deciso di sposarsi durante il battesimo del loro figliolo, mia sorella non indosserà un vero vestito da sposa e quasi certamente andremo a mangiare nella trattoria più lontana da qualsiasi centro abitato che si possa conoscere (o anche non conoscere).

Sono scelte.
Però dopo tanti anni passa la poesia, ci si sposa perché non si sa cosa fare o per darsi una definizione (moglie - marito). Non penso che servino tantissimi anni di convivenza per capire se una coppia funziona. Però, di certo, sarò lì a fare foto, a mangiare come una disgraziata e a ubriacarmi all'inverosimile. Tanto, Roccio, poi guidi te, vero?

Ieri sera ho fatto il primo pupazzo in FIMO. E' venuto 'na schifezza, però sul forum e in mailing list hanno apprezzato. Se non altro è un inizio. Stasera invece voglio suonare e incrementare la crescita del callo sul dito indice (già non sento più la pressione sui tasti della tastiera). E poi domani sera incontro con le donnine appassionate di paste sintetiche. Chissà, sono sempre curiosa quando devo conoscere gente nuova.

21 gennaio 2008

Se ve lo stavate chiedendo ho un cuore perfetto. Un piccolo e comunissimo soffio, ma per il resto tutto bene. Venerdì sono andata a fare questa benedetta ecocardio. Sono arrivata in ritardo di mezz'ora: un po' perché avevo l'appuntamento alle 13.30 e sono riuscita a venir via da lavoro solo alle 13, e un po' perché questo dottore aveva due reparti: uno nel seminterrato dell'ospedale e uno al quarto piano. Sono riuscita a sbagliare anche lì fiondandomi nel seminterrato. Per poco non finisco nelle mense! Incontro lì una donnina che guarda la mia prenotazione e mi dice di andare al quarto piano aggiungendo, inquietante, un la stanno aspettando. E anche un Come mai è arrivata così tardi? Vado al quarto piano, mi registro in accettazione dove un tizio scazzatissimo mi chiede Come mai così tardi? (e due) e mi fa accomodare in sala d'attesa. Entro quasi subito, ma prima ovviamente l'infermiera mi chiede Ma come mai così tardi? La stavamo aspettando! Mi fanno l'elettrocardiogramma ed è tutto ok, poi una ragazza pressappoco della mia età (28 anni, in tirocinio) mi ecografa il cuore. E' lì da un mese, ancora non riesce bene a capire come funziona la macchina dell'eco. Ma mi dice che presto arriverà la dottoressa e in dieci minuti completerà tutto. Mentre mi levano gli elettrodi dell'elettrocardiogramma l'infermiera nota le mie cicatrici al collo.
E queste?.
Linfoma di Hodgkins, sono stata operata.
Quando la stanza si svuota e rimaniamo solo io e la giovanissima futura dottoressa mi confessa che anche lei ha appena passato questo male, circa due anni fa. Infatti è ancora sotto controllo, dice. Mi chiede come mai ho questo ipotiroidismo, come mai non mi hanno schermata durante la radioterapia. Forse 10 anni fa le cose erano differenti. E comunque a due radioterapie difficilmente un tessuto resiste.
E la mia tiroide ha ceduto. Comunque ci raccontiamo le nostre esperienze stile alcolisti anonimi. Lei prosegue il suo esame alla ricerca del mio cuore fino a quando non arriva la dottoressa, che sbotta Come mai è arrivata tanto tardi? La stavamo aspettando!. E daje.
Mi sente il cuore, mi fa l'eco e va a fare pipì in 5 microsecondi. Mi chiede se faccio attività fisica perché ho un battito lento. No, sono la persona più pigra del mondo.
Bene, si rivesta.
Sono ormai le 16, mi faccio fare il giustificativo del medico e vado via, a prendere il treno che miracolosamente è puntuale.
Il resto è bellezza.
Abbiamo girato molto per Firenze centro: abbiamo anche comprato del Fimo e ho provato subito a fare due cosette per vedere come funge. Devo dire che mi piace l'idea di poter creare con le mie zampette. Ora spero di riuscire a trovare il prosculpt in Italia, in qualche modo. Per non so quale ragione il mondo delle paste sintetiche torinese si è smosso e stiamo organizzando un incontro per conoscerci e scambiarci idee e consigli. Non male.
Io e Roccio abbiamo suonato insieme e ovviamente sono un po' frana. Ma più brava della media considerando che non avevo mai suonato un basso elettrico.
Vorrei fare un mucchio di cose e non ho il tempo. Terribile.
Però sto constatando quanto sia positivo questo periodo: tutto ciò che sto iniziando sta andando a meraviglia. Roccio sta iniziando a vedere delle casine e forse c'è già un'eventuale opportunità lavorativa a Firenze. Di più non posso proprio chiedere.

17 gennaio 2008

Alla fine oggi ho fatto solo due visite: l'eco alla tiroide e la visita spirometrica. Non ho fatto la visita dermatologica perché mentre ero in accettazione a ritirare tutta la modulistica cartacea (sembra di essere ancora indietro di 50 anni, e i computer sembrano non esistere), mi chiamano dallo stesso ospedale per dirmi che la dottoressa che doveva farmi la visita dermatologica è malata, quindi ciccia. Devo tornare il 24 per quella visita. Quindi mi appropinquo ad andare al reparto radiologia.
Premetto: le Molinette è un grosso ospedale, con mille ali e 20000 piume e penne. E le indicazioni sono fuorvianti. Ad esempio: io dovevo andare alla radiologia, metti, del dottor ciccio. Ma il dottor ciccio ha più radiologie nello stesso ospedale. Anche chiedere non funziona: l'unica è perdersi. Speravo di evitarlo dato che negli ultimi 3 mesi o fatto 3 ecografie e pensavo di avere imparato ormai. No, nulla. Mi perdo, ma poi trovo la strada e finalmente mi ecografizzo. E' andata bene la visita, il fantomatico nodulino sta lì e non cresce, non diminuisce, insomma non fa un cazzo. Vive come un parassita dentro di me ma non da' segni di vita.

La visita successiva è una visita spirometrica. Quando ero piccina l'avevo fatta all'ospedale infantile Regina Margherita ma avevano rinunciato perché non riuscivo. Pare strano ma quell'esame è per me di una difficoltà pazzesca.
Comunque vado al reparto di pneumologia del dottor cicciociccio ma anche inq uesto caso mi perdo perché nessuno sa dov'è. Pare che ci siano 3 posti dove posso essere diretta e alla cinquantesima richiesta finalmente mi spediscono nel reparto giusto. Vado in accettazione, parlo con la donnina preposta e lei cerca, sempre su un elenco cartaceo, il mio nome. Ma il mio nome non c'è. Ohiohi, dal COES non hanno prenotato quella visita. Chiama altri reparti di pneumologia per sapere se mi hanno prenotata lì, ma nulla. Io sono col dottor cicciociccio, non ci piove. Insomma dopo mezz'ora di bestemmie da parte sua e sbadigli da parte mia mi dice che cerca di infilarmi comunque. Mi pensano, mi misurano e mi infilano un tubo in bocca. Tipo boccaglio da sub. Mi chiudono il naso con una pinzetta e mi dicono respira, aria dentro veloce, aria fuori veloce, respira piano, trattieni il respiro, ecc. Qualcuno di questi è stato necessario rifarlo, pare non abbia i polmoni proprio in forma (già me lo sento l'endocrinologo, che vedrò il 31, mentre dice ma lei fuma? per la cinquantesima volta). Poi c'è un altro problema, il giustificativo del medico per il lavoro. Col piffero che io mi prendo permesso per una visita medica. Voglio il giustificativo.
La donnina di pneumologia però dice che non può farmelo per tutta la mattina, ma solo per il periodo che sono stata in quel reparto. Col piffero!
Dopo un po' insisto e lei chiama il COES e insomma, ce la fanno.
E ora sono qui al lavoro a sfrangiarmi le palle che non ho.
Ieri ho imparato la scala di DO maggiore sul basso e piano piano ci stiamo velocizzando. Oggi posso premere qualsiasi cosa sul popastrello dell'indice della mano sinistra e non sentirei nulla.

16 gennaio 2008

Polpa-strelli semiandati

Ho perso un po' di sensibilità alla punta dell'indice sinistro. A forza di fare Dum Dum, un po' stonato, un po' fuoritempo, sicuramente con un'impostazione sbagliata le mie dita si stanno abituando alle corde spesse e dure del basso. Dum Du-Dum Du-Dum Du-Dum.
Oggi, e solo un'oretta fa, mi hanno dato un manuale da tradurre in italiano. Per venerdì. Un manuale di 52 pagine. Senza contare che domani mattina ho tre visite mediche, dopodomani pomeriggio ne ho un'altra quindi sono sicuramente qui oggi, domani pomeriggio e dopodomani mattina. Un cazzo insomma.

Domattina abbiamo una bella ecografia della tiroide, una bellissima prova spirometrica che comunque non riuscirò a fare perché non mi riesce proprio fare le prove spirometriche e una visita dermatologica per controllare i nei. Un neo in particolare, a metà schiena, che mi si è sfracellato nell'estate 2006 in piazza Pitti mentre guardavamo le stelle sdraiati a terra e facevamo i coglioni felici. E dopodomani un ecocardiogramma. E' uno degli esami che preferisco. Stai sdraiata e se hai la fortuna di poter vedere il monitor vedi e senti il tuo cuore che batte. E ti senti davvero vivo.
Ieri sera sono riuscita a suonare poco poco, mi è spiaciuto. Anzi a dirla tutta mi stavo chiedendo se fosse possibile portare il basso qui, così in pausa pranzo.. No?
Ok. Scherzavo.

15 gennaio 2008

Maledetti

CRONACA


La giungla dei biglietti tra intercity, regionali ed eurostar
Il paradosso: si paga di più per viaggiare più scomodi...
Treni, viaggio nella Babele dei prezzi
99 tariffe diverse per Bologna-Milano
di MICHELE SMARGIASSI

Treni, viaggio nella Babele dei prezzi
99 tariffe diverse per Bologna-Milano

"FORSE potevate spendere meno": una trentina d'anni fa questo avviso accoglieva i passeggeri sui treni. Meno attente ai bilanci ma più paterne, le Ferrovie dello Stato si preoccupavano che il viaggiatore non avesse pagato per errore una tariffa eccessiva. E dire che trent'anni fa era quasi impossibile sbagliarsi: appena quattro categorie di treni (locale diretto espresso rapido), due sole tariffe (prima e seconda classe), un solo supplemento (per il rapido), pochissime riduzioni.

Quel premuroso cartello non c'è più: ma chi sale oggi su un treno Fs è quasi certo di aver speso più di quel che avrebbe potuto. Le ferrovie italiane sembrano in preda a una frenesia tariffaria. Non c'entra tanto lo stillicidio dei rincari ufficiali (l'ultimo, dallo scorso primo gennaio) alla rincorsa delle medie europee. Ad attirare il cliente nei tranelli di un prezziario impazzito sono gli aumenti "invisibili", che sotto le mentite spoglie dell'"offerta flessibile" ti precipitano in un labirinto fatale, dove centinaia di possibili combinazioni prezzo-treno creano una giungla in cui ogni trasparenza commerciale si perde.

Viaggiatori seduti uno accanto all'altro e diretti alla stessa stazione possono pagare tariffe differenti anche del 30 per cento, percorsi su treni locali possono costare più di viaggi identici su treni veloci. Un giovane viaggiatore che debba andare, che so, da Bologna a Milano, può scegliere tra 99 biglietti e 66 livelli diversi di prezzo che salgono dagli 8.90 euro ai 59.30 a scalini di poche decine di centesimi.

Attenzione però: la metastasi dell'offerta bigliettaia non è follia. E' razionale interesse aziendale. Con le mani legate dal lungo blocco governativo delle tariffe, i dirigenti di Trenitalia si sono sforzati negli ultimi anni di escogitare stratagemmi per aggirare il calmiere e aumentare in qualche modo gli introiti. Il risultato purtroppo è una moltiplicazione artificiosa di condizioni e prezzi a cui non corrisponde una reale diversificazione dei servizi offerti, ma solo un caos contabile in cui il viaggiatore è alla mercé dell'errore, sempre costoso, sempre tutto a suo carico.

La disinformazione colposa contribuisce a trasformare l'acquisto di un biglietto in un percorso pieno di assurdità e di trabocchetti, al termine del quale c'è spesso una multa saporita. I conti di Trenitalia vanno migliorando (perdite scese da 1121 a 279 milioni nel primo semestre 2007), merito senz'altro di una gestione più oculata; ma forse anche un po' del "tesoretto" accumulato grazie al disorientamento e agli errori involontari dei clienti. Proviamo a capire come.

Che biglietto compro? Sui binari d'Italia attualmente circolano una quindicina di treni dai nomi diversi, dal Regionale all'Alta Velocità, ciascuno con proprie regole d'ammissione e, in undici casi, prezziari differenti. Alcuni sono apparsi e scomparsi fulmineamente (come il TrenOk, vantato nel 2004 come il low-cost dei binari, abolito in sordina un anno fa perché "non economicamente sostenibile"); altri sono stati declassati per risparmiare personale (gli ex Interregionali, ora Regionali Veloci). Che possano esistere quindici qualità differenti di viaggio in treno è una palese assurdità. Scegliere quello giusto è un'impresa sovrumana.

Dove compro il biglietto? Rivolgersi allo sportello, come fanno ormai solo i passeggeri "deboli", occasionali, non abituati all'acquisto elettronico, non aiuta. Anzi, a volte è un'insidia. Trenitalia si è impegnata, con la Carta dei servizi, a "offrire sempre informazioni puntuali". Ma se chiedi solo "un biglietto per Milano" ti verrà quasi sempre consegnato senza altre domande il biglietto base, a tariffa regionale: salvo dover sborsare, a bordo, otto euro di sovrapprezzo, più la differenza, perché sei salito su un treno che va effettivamente a Milano, però è un Intercity.

Meglio Internet? Invece le macchinette o la vendita via telefono o Internet vogliono sapere, giustamente, quale treno prenderai. Ma se la fanno pagare bene, la loro precisione. Ordinare un ticketless per via telefonica costa: l'892021 è una linea a pagamento, 30 centesimi alla risposta più 54 al minuto; una prenotazione semplice rincara il biglietto di tre-quattro euro, una appena più laboriosa anche di sette-otto.

Spesso l'operatore del call center, sommariamente addestrato, non sa rispondere a richieste particolari (sconti, facilitazioni) e "deve chiedere", lasciando il cliente in attesa a sue spese: Trenitalia fa pagare ai viaggiatori i corsi di aggiornamento dei suoi operatori.

L'acquisto via Internet invece è gratuito, ma ingannevole. La prenotazione del posto (3 euro) è addebitata automaticamente anche quando non è obbligatoria (per non pagarla bisogna disattivarla da una finestra poco evidente). Le combinazioni proposte sono solamente le più veloci, ovvero le più costose. Chi ha tempo e vuole risparmiare potrebbe viaggiare su combinazioni di espressi e regionali, ma spesso non se le vede mostrare. Le trova invece sul formidabile sito Internet delle ferrovie tedesche, che conosce l'orario di quelle italiane meglio del sito di Trenitalia, visto che quasi sempre trova più proposte di viaggio.

Sono flessibile o rigido? In alternativa al biglietto standard, Trenitalia offre una tariffa più economica (Amica, meno 20%) e una più costosa (Flexi, più 20%). Ma l'Amica è poco amichevole (se perdi il treno niente rimborso), mentre la Flexi è poco più flessibile: di fatto, ti fa risparmiare gli 8 euro del cambio biglietto nell'eventualità che tu perda il treno; ma su un Milano-Roma in Eurostar la Flexi ti costa 11.20 euro in più: è l'unica assicurazione al mondo il cui massimale sia inferiore al costo della polizza.

E se tengo famiglia? Le nostre tariffe non sono sempre inferiori alla media europea. Se viaggi in famiglia, in Italia a volte spendi più che all'estero. In Germania, paese di grande civiltà ferroviaria, i ragazzi fino a 14 anni accompagnati dai genitori viaggiano gratis. In Italia invece hanno solo uno sconto, e solo fino a 12 anni. Così una famiglia di due genitori e due figli sui 13 anni sul treno più veloce da Berlino a Düsseldorf spende 194 euro, mentre sull'Eurostar Milano-Roma (distanza paragonabile) ne spende 224: trenta in più.

Con la tariffa Junior si può scendere al massimo a 202 euro: siamo ancora di qualche moneta più cari della Germania. Se hai figli più piccoli e un po' di fortuna (il numero di posti è limitato, ma non saprai quanto limitato finché non compri il biglietto) puoi chiedere le tariffa Familia 15% o quella più scontata Familia 25%. Quale differenza passi fra le due, un buon enigmista può scoprirlo, mentre il vostro cronista normodotato dopo un lungo confronto tra clausole s'è arreso.

Insomma quanto pago? Tre tariffe base (Standard, Amica, Flexi) e cinque riduzioni principali (due Junior, una Senior, due familiari), da moltiplicare per due classi e undici tipi di treno sono già un sistema spaventosamente barocco. Se poi l'itinerario richiede cambi di convoglio, il calcolo del prezzo diventa irrazionale: un viaggio scomodo (coincidenze a rischio, bagagli da scarrozzare) può costare quasi un terzo in più di uno comodo e diretto. Un esempio? Parma-Ancona, tutto su treni IC: senza cambio, 23 euro; con trasbordo a Bologna, 30 euro. Un altro? Brescia-Novara, su IC senza cambio euro 12.50, con trasbordo su treno locale (e 11 minuti in più), euro 13.10. Colpa di una norma del 2001 che, in caso di itinerario composto (dal 2006 anche fra treni di identica categoria), impone di comprare due biglietti diversi (e di pagare due prenotazioni).

Su che treno salgo? Prima di salire, risponderebbe Trenitalia ai multati inconsapevoli, avreste dovuto accertarvi che la categoria del treno corrispondesse al biglietto pagato. Ma dove s'accerta il viaggiatore medio? Le informazioni complete si trovano solo sui quadri gialli a stampa (accessibili a passeggeri con dodici diottrie), ma quando sei in stazione, se vuoi sapere su che binario e a che ora parte davvero il tuo treno, devi consultare i monitor o i tabelloni a palette ribaltabili. Peccato che questi, in molte stazioni, non possiedano simboli sufficienti a rincorrere la follia nomenclatoria di Trenitalia; cosicché il TBiz appare classificato come un normale Eurostar (ma guai a salirci con biglietto Eurostar), mentre IC e ICPlus sono identificati dalla stessa sigla, eppure sul secondo c'è la prenotazione obbligatoria (multa per chi non ce l'ha).

Non basta? Molti treni che sul fianco hanno scritto "ICPlus" in certi giorni viaggiano come Intercity comuni: non si paga il posto, ma chi lo sa? E se ti appare sul binario un treno sulla cui fiancata è scritto "Eurostar City", quale biglietto dovrai avere in tasca per salire, Eurostar o Intercity? (Aiutino: è la risposta meno probabile).

Posso cambiare treno? Sì, se paghi il doppio di un mese fa. E' la recentissima batosta del "bigliettino": per gli abbonati Intercity che vogliano prendere un Eurostar (su alcune tratte, come la Bologna-Firenze, è quasi obbligatorio) esiste il Ticket ammissione, che fino al 31 dicembre costava 1 euro a corsa; dal primo gennaio, 2 euro. Rincaro del 100%. L'inflazione è un treno ad altissima velocità sui binari Trenitalia.

Quando parte il mio treno? Tempo fa Trenitalia offrì, vantando la propria generosità, un utile servizio sul proprio disservizio: avvisi sui ritardi, a mezzo sms, gratuiti per tutti i pendolari. Ora sono a pagamento: 50 centesimi cadauno, più il costo dell'sms di richiesta. Insomma devi pagare un sovrapprezzo a Trenitalia per sapere quanto è scadente il servizio che ti sta facendo pagare per intero. C'è, è vero, il servizio gratuito online Viaggiatreno, molto efficiente: ma in viaggio è accessibile solo a chi possiede (e paga) connessioni Internet mobili.

Quando arrivo a destinazione? Pagare di più non significa per forza arrivare prima, o più comodi. L'impiegato di Novara che voglia prendere il sole a Sestri Levante può programmare un viaggio di 3 ore e 56 minuti pagando 10 euro; ma se non ha fretta e sceglie un viaggio da 4 ore e 25 minuti, pagherà 15.40 euro, cioè il 50% in più. Se invece smania di tuffarsi può farcela in 3 ore e 18, spendendo il triplo, 30.50 euro (oltre 20 euro in più per risparmiare solo 38 minuti), ma in compenso dovrà cambiare tre treni.

E se arrivo in ritardo? Trenitalia possiede orologi curiosi: considerano in orario qualsiasi corsa arrivi con 25 o 30 minuti di ritardo. Sopra quella quota, offre rimborsi parziali (50% sugli Eurostar, 30% sugli Intercity). In Spagna un ritardo di 5 minuti dà diritto al rimborso integrale in denaro del biglietto alta velocità. Trenitalia invece paga in buoni spendibili per un secondo viaggio. E se anche il secondo viaggio è in ritardo? Ciccia: i biglietti acquistati coi bonus non sono rimborsabili. Chi viene maltrattato due volte di seguito da Trenitalia perde ogni diritto (in quanto recidivo?).

Cumulare disservizi a Trenitalia conviene: si ha diritto a un bonus se il riscaldamento è rotto; ma se il treno gelido viaggia per giunta anche in grave ritardo, il bonus è sempre uno solo (quasi quasi, se il treno è in ritardo, è meglio spegnere il riscaldamento e risparmiare). Inoltre: Trenitalia, qualunque sia il ritardo, non rimborsa biglietti costati meno di 10 euro (equivalenti a viaggi Intercity di un'ora, tipo Rovigo-Bologna), ennesima assurdità: 40 minuti di ritardo su un viaggio di otto ore sono una seccatura (parzialmente rimborsata), su un viaggio di un'ora sono un sopruso (totalmente impunito).

I treni notturni infine possono ritardare fino a un'ora senza pagar pegno; dopo, rimborsano solo un quinto del prezzo delle sole cuccette (morale: chi dorme non piglia bonus). E se mi sbaglio io? Allora non c'è pietà. Paghi, e paghi caro. Trenitalia pratica generosi sconti sui propri errori, li trasforma addirittura in fonti di guadagno, ma non perdona quelli dei suoi clienti. Con un'operazione dal nome guevarista, Mai più senza biglietto, dal settembre 2007 la guerriglia ai portoghesi è diventata feroce: multe da 50 a 224 euro.

Il mancato rispetto del contratto di viaggio, a quanto pare, prevede sanzioni solo per uno dei due contraenti: quello più forte, quello che riesce perfino a far pagare le proprie inefficienze.

(fonte: La Repubblica)

14 gennaio 2008

Obiettivi

Il basso è arrivato: ed ecco la faccia giuliva della proprietaria mentre se lo spippola.




Pur non conoscendo nulla dei tasti del basso, ricordando poco o nulla della scala di basso e non sapendo assolutamente a che note corrispondono le corde sto riuscendo a suonare tre pezzi che devo riuscire a sapere perfettamente entro la fine del mese. Sono in ordine:
Joan Jett I love rock'n'roll
Pink Floyd Another Brick in The Wall
Rammstein Rosenrot

Tutti semplici e fattibili. Per quel che riguarda lo studio della teoria mi sto affidando a un questo sito che sembra essere fatto piuttosto bene. Già le prime regole non sono state seguite, infatti lui dice di cominciare con un basso a 4 corde e di non farsi trascinare dall'estetica dello strumento. Noi abbiamo preso un basso a 6 corde e l'unica mia scala valutativa è stata quella estetica (ovviamente, non capendoci nulla e avendo acquistato online senza quindi la possibilità di provare lo strumento). Nonostante il peso ce la posso fare, con Roccio siamo andati a prendere una cinghia (l'ha scelta lui, è tradizione che il musicista non possa scegliere la sua cinghia che quindi gli sarà regalata) e il sostegno. Nel pomeriggio di sabato abbiamo acquistato il famoso Behringer bass v-amp. Per quel che riguarda l'amplificatore ne ho uno di mio padre abbastanza grosso (alto un metro) che non dovrebbe andare bene per basso, ma attaccando questo al v-amp e il v-amp all'ampli non dovrebbero esserci problemi. Ora voglio solo andare a casa e suonare suonare suonare.
Anche se ho già male alle dita.
IL PENSIERO DEBOLE
11/1/2008
Il pensiero debole

LUCIANA LITTIZZETTO
E’ andata. Tutti pronti a ripartire coi cassetti gonfi di carta da regalo smangiata che è tanto un peccato buttare via as sa mai. Intasati di regali, belli neh, ma di cui non sai assolutamente cosa fartene. Avete notato? Ci sono oggetti che compaiono solo a Natale e poi per fortuna spariscono dal commercio. Improvvise epifanie di orrori difficili da smaltire. Che poi io non capisco ’sta mania del dono a tutti i costi. «E' solo un pensierino ». Eh sì. E' solo un pensierino ma brutto. Quando pensi a me, pensi così male? Allora guarda, fa una roba. Il prossimo anno non pensarmi. Pensa a qualcun altro. Fammi ’sto santo favore. Oppure pensami bene. Mi basta un ramo di bacche rosse e mi sento già pensata meglio. Risparmi tempo, soldi, benzina e logorio di nervi.

A Torino nei giorni di Natale c'era un traffico che ti sembrava di essere un pezzo di un puzzle incastrato di cofano, potevi posteggiare solo sui i muri come le lucertole e se poi entravi al supermercato andavi giù di testa. Non solo perchè si camminava appiccicati come le acciughe e c'era sempre qualcuno che diceva «Tolga ’sto panettone, signora» e non si accorgeva che invece era il tuo culo. Ma soprattutto per i cartellini coi prezzi degli ipermercati. Io non sopporto quando mettono i prezzi con la virgola, 99. Zampone in offertissima otto euro e 99. Torrone di Modena 5 euro e 99, Salmone affumicato norvegese 12,99. Ma come 12 euro e 99? Ma fai 13… Perché devi mettere il 99? Mi prendi per badola? Per un deficiente che non sa contare? Pensi che io non sappia che 12 e 99 è uguale a 13 meno uno? Vuoi mica farmi passare che mi fai lo sconto? Che sei di manica larga? No, io lo so cosa sei… Sei un infame. Un infamone che scrivendo belli grossi gli euro e piccolini i centesimi cerchi di farmi fesso. Io vorrei avere qui davanti l'inventore di questi prezzini e dirgli sorridendo: tientelo il tuo centesimo che manca alla cifra tonda, caro industrialotto del cacchio, fondilo in un crogiolo, dagli forma di un simpatico proiettile e sparatelo direttamente per il tunnel naturale che il cielo ti ha donato… E Buon Natale.

Ho come la sensazione che la bontà non mi abbia tanto contagiato. Ma come si fa a restituire il bene se intorno a te arrivano solo zaffate di gramissia? A partire da casa tua. Guarda quello che può capitare quando lasci due minuti la bici in cortile. Una bici, dico, non King Kong senza catene che mastica i muri e prende a pugni il garage. Una innocua, bella, timida bicicletta. Passano 120 secondi e arriva la telefonata: «E' sua quella bici?». Sì, è mia, le piace? Vuole farci un giro? «No! La deve levare via subito! Cosa ci fa una bici in cortile?». Cosa ci fa? Aspetta che uno ci salga sopra, pirla! Ti dà fastidio a cosa? Cosa deve essere un cortile, un buco nero pieno di niente? Un rettangolo di cemento arido che aspetta che tu faccia centro la volta che decidi di buttarti di sotto? Non parliamo poi se scende un bambino con la palla. «Questo non è un campo da calcio!». Lo vedo. E' di cemento e non ha le righe del centro campo! Infatti ci gioca un bambino, non Ibraimovich. Ma certo. Meglio la spazzatura. Di questi tempi, in effetti, è già un passo avanti.


(fonte: La Stampa)

11 gennaio 2008

E' arrivato Nano

Alle 11.41 mia mamma ha firmato: è arrivato un pacco gigantesco contenente il basso, che io e Roccio abbiamo deciso di chiamare Nano.
E in più stasera arriva Roccio quindi per me oggi è più che Natale.

Ieri Poldino è stato visitato: sta bene ma ha qualche disco calcificato e questo significa limitare al massimo il saliscendi dal divano o simili. Questo è un problema, non sono una grande addestratrice di animali ma soprattutto di mamme. Perché se in una settimana di fatica, quando mia mamma è in Molise ad esempio, riesco a insegnare ai cani a fare qualcosa, all'arrivo di mia mamma ogni sforzo viene vanificato. Così non potendo addestrare cani e/o mamme sono diventata un'abilissimqa aggiratrice di problemi. Io non trovo una soluzione, ma una strada alternativa.
In questo caso ho avuto la genialata di fare uno spazio divisorio dove mettere i cani, un luogo senza divani. In casa abbiamo la sala e la cucina unite, senza porte o muri che le separino. Voglio fare (e farò fare, perché non ho tempo) un piccolo recinto in cartongesso. Non una parete intera fino al soffitto, ma proprio un recinto, alto un metro, largo quanto la stanza, con una porticina nel mezzo perché si possa passare. I cani staranno in cucina, dentro una cuccia gigantesca che oggi andrò a prendere, in modo che non sentano nemmeno la nostalgia del grosso e comodo divano, e appena posso chiamerò qualcuno che faccia questo lavoro delle balle.

Domani invece io e Roccio andremo da Merula a comprare questo aggeggino:



So che un amplificatore (combo) sarebbe un po' più bellino e visibile, ma questo è molto più. Tralaltro sembra essere in offerta da Merula visto che sul sito della Behringer viene dato al prezzo di 131 Euro mentre ai magazzini musicali Merula viene venduto a 102 euro.
Mi sto anche appassionando a un materiale molto simpatico che si chiama Cernit con cui è possibile fare piccole cosine molto belline. Oggi vedrò di trovarne un pochetto e cercare di cominciare a fare qualcosa (è bello inventarsi degli hobbies).

Per vedere qualche creazione con il cernit.

E, più importante di ogni cosa, grazie papino per tutto ciò che fai.
Ti amo.

08 gennaio 2008

Alla fine di ogni weekend c'è solo una cosa da fare: attenderne un altro. E nell'attesa lavorare. Aiuta a far passare la settimana. Oggi e domani però sono in mutua essendo io diventata momentaneamente un involucro di muco e catarro.
Per ingannare il tempo faccio le solite cazzate: intanto mi sono tinta i capelli, poi leggo un libro (ho appena finito "La grammatica di Dio" di Stefano Benni, davvero bellino). Promosso, almeno per l'inizio, il libro "Un lavoro sporco" di Christopher Moore.
Finalmente dopo 10 anni di spaccaminchia a tutte le persone che conosco ho comprato un basso. O meglio abbiamo comprato io e Roccio. Il basso in questione è questo:





Ha 6 corde. 2 in più della norma, e quindi è bellissimo. Come tutte le cose che vanno oltre.

L'ammoniaca della tinta comincia a darmi alla testa.

Questo weekend io e Roccio siamo stati super-raffreddati: due capsule ripiene di muco che vagabondavano per la città. Abbiamo avuto qualche incontro bizzarro, come al solito. Tipo uno che si è abbassato i pantaloni in stazione inveendo contro di noi. Ma ce la siamo cavata facendo finta di nulla e uscendo senza sentire gli insulti (i vari troia e frocio si sprecavano).

Sabato invece siamo andati all'8 Gallery. Centro commerciale situato in zona Lingotto (anzi proprio al Lingotto, centro fiere, congressi, sede della fiera del Libro, ecc ecc). L'8 Gallery è l'unico centro commerciale dove si paga il parcheggio, ben 1,30 euro l'ora e le frazioni di ore successive. Non male, eh?

Ma Torino è una città avanti, difatti proprio davanti al centro commerciale c'è Eataly, che meriterebbe un premio per il nome. Entrando si ha la sensazione di essere in una specie di supermercato ristorante dove c'è tutto. Ma proprio tutto, anche il mercato all'interno. Nel piano interrato una cantina con tutti i tipi di vino (quelli più preziosi sotto chiave), tutti i tipi di birra. Al piano terra una serie di specialità in stile Slow Food, da coltivazione biologica, cari da morire. Noi ci andiamo solo ed esclusivamente a prendere un caffettino e una spremutina (ma il vero motivo è che c'è una macchinetta che sconta un ora di parcheggio). Poi corriamo all'interno dell'8 Gallery e giriamo per i due piani del Saturn (intervallati da una mia corsa al cesso, squaraus improvviso). Esco felice come se avessi appena toccato il paradiso e abbandonato due kg di me nel bagno lingottiano e ci appropinquiamo a continuare la nostra passeggiata. Andiamo a cenare al Mirò, una pizzeria dietro casa mia. Un po' perché ci andava, un po' per sfuggire all'intera famiglia che ogni sabato sera si riunisce da me (con i bimbi al seguito che urlano, piangono, scapricciano, ecc). Ma torniamo in tempo per salutarli. Ora mio cognato si farà tatuare il nome del loro secondo bambino sul braccio e ci stava raccontando del suo tatuatore, uno dei più famosi, più che altro per il fatto di avere tatuato il corpo del più tatuato d'italia, che appunto sta qui a Torino.
Intanto mi commuovo pensando che la nostra nipotina lo ha chiamato zio e gli ha chiesto di giocare alle tartarughe ninja (cartone preferito della piccina).
E aspetto venerdì. Ma aspetto quello che sarà sempre.
Il venerdì sempre.

03 gennaio 2008

Ci puoi contare!

Stamattina mi sono svegliata col mal di gola che preannuncia febbre non troppo lontana.
Ho chiesto alla palla magica se era influenza.
Mi ha risposto: Ci puoi contare!

Maledetta palla magica.

02 gennaio 2008

Meno male che la settimana è cominciata di mercoledì: la stesura di un manuale mi sta facendo venire l'allergia a qualsiasi manuale (difatti ho aperto una confezione di minipringlese senza nemmeno leggere dove si trovava l'apertura).
Torino è ancora in vacanza.
Stamattina sono uscita (e qui avrete pietà di me) alle 7.15. Non in ritardo, ma nemmeno in anticipo. Insomma, speravo di riuscire ad entrare alle 8 visto che ci metto un'ora anche in macchina (col traffico e tutto). Sono arrivata un quarto d'ora prima, era ancora notte e il parcheggio vuoto.
Nonostante tutto dopo ieri mi ritengo alquanto fortunata ad avere almeno un lavoro decente. Infatti ieri in stazione io e Roccio abbiamo incontrato una mia compagna delle medie. Non era una compagna qualsiasi, era la compagna. Compagne di banco, mi consolava quando il mio fidanzatino faceva la merda (quindi ogni minuto della giornata), la consolavo quando si sentiva brutta, ecc ecc. Era alla stazione con la divisa di Trenitalia.
Mi sono trovata con un certo imbarazzo a non guardarla. Non sapevo se mi avrebbe riconosciuto: sapete quella orribile sensazione di andare da una persone e dirle "Ti ricordi di me?". L'ho evitata come la peste. Pensando che poi Roccio entrava proprio dalla posta del treno davanti alla quale c'era lei e un'altra trenitalina la vicenza ha del comico. Lei è davanti a me e guardo il cielo. Lei sale sul treno e io guardo a terra. Lei si piazza di fianco e io mi giro di spalle.
E' passato un sacco di tempo.
Come un'altra volta: ho incontrato una mia amica che non vedevo più da molto tempo (da quando ero 15enne e stazionavo con lei davanti alle caserme militari, era un'appassionata dell'uomo in divisa) e l'ho beccata proprio durante il suo orario di lavoro. Faceva le multe.
E' quella che in gergo chiamano vigilina. Non è un vigile, può solo fare le multe se un'auto è parcheggiata nelle stresce blu e non ha pagato. Anche lì ho deviato.
Forse la verità è che mi imbarazzano i saluti. Dopo tanto tempo che ci si dice? Io bene e tu? Mha, si tira avanti. E come ti trovi qui? Bene. Ma che hai fatto in questi anni? Cazzeggiato. E così passo.

E manualeggio. Forse vado a fare la vigilina anch'io.

01 gennaio 2008

Natale con i tuoi..

A Natale ogni bistecca vale. E ogni pranzo, ogni cenone, rimangono sui fianchi a vita a farti ricordare quanto sono belle le feste.

Per Natale io e Roccio abbiamo preso ferie da lavoro. Ovviamente per me ci sono stati dei problemi.
Due settimane prima avevo chiesto ferie e il giorno prima della partenza mi dicono che forse non posso partire. Ma queste sono quisquilie. Volete saperla una cosa? Sarei partita lo stesso.
Ma anche questi sono dettagli: ognuno ha le sue priorità.

Il 21 mi fiondo a Firenze: passeggiate e ultime corse all'acquisto dei regali di Natale. Il problema è far combaciare le famiglie torinesi e fiorentine in modo da festeggiare con tutti.
Per cui: la sera del 24 siamo rimasti a Firenze. Il mattino seguente siamo venuti a Torino e la sera del 25 abbiamo fatto una replica di quello che doveva essere il pranzo di Natale. Quindi ci siamo rilassati. Niente corse, dormire abbastanza (non troppo, se no ci viene il mal di testa), rilassarci il più possibile.
Insomma: vacanza.

E per capodanno tutti da MinchiettaUno! La premiata ditta di chef Carla&Roccio ha presentato una bella lasagna verde (porri, spinaci, lattuga e ricotta) e un dolce segreto che ha riscosso un successo incredibile.
Bravi bravi.

E ora?

Stanotte ho sognato che testavo un nuovo dispositivo dal nome Seth5. Non so perché 5. Ma sicuramente ho pensato a Seth perché devo chiamare l'ospedale che guardacaso si chiama Anubi per prenotare una visita per Poldino.

E aspetto venerdì.
Meno male che domani è già mercoledì.