19 agosto 2008

Quel villaggio che

Questo weekend siamo stati a Torino. Si sapeva di un possibile tempaccio, eppure non ci si aspettava questo casino. Usciti dal traforo del pino sembrava di essere finiti in un altro mondo. Avete presente la scena di Dellamorte Dellamore, film orribile dove Anna Falchi si distingue per la sua unica dote, le puppe grandi, quando i protagonisti provano a uscire dalla cittadina Buffalora e fuori dal tunnel trovano il nulla? La strada finisce e c'è una gran nebbia. Ecco, molto simile. La strada c'era ancora ma non si vedeva nulla tanto era forte il temporale. Scendeva giù acqua a secchiate. E abbiamo sfiorato la bellezza dei 10 km all'ora, per intenderci.

Vicino casa, cumuli bianchi accanto ai marciapiedi. Non è neve ma sembra neve, fa freschino.. Ma la neve no.
Ci avviciamo e ci fermiamo per fare delle foto, sensazionale cosa. E' grandine, sono chicchi di
grandine accumulati e da lontano sembra neve.

Il mattino dopo facciamo una bella passeggiata in centro, fa freschino e si sta molto bene. Non sembra nemmeno agosto.
Ci prendiamo un caffè e calpestiamo le palle al toro, come tradizione vuole.
Si parla poco del calpestare le palle al povero toro, ma non ne voglio parlare io ora.

Sia la sera del 15 che la sera seguente ci becchiamo con MinchiettaUno e Claudio. Facciamo un giro per locali e alla fine approdiamo al Barbicans, prendiamo qualche cocktails, qualche beers, one pizza da dividere insieme e Roccio aggiunge alla birra del rum "invecchiato" specifica. Va bene qualsiasi cosa basta che sia scuro. Gli portano un rum più chiaro della birra.
Ridiamo.
Poi facciamo quattro passi, sempre in centro.
Bella Torino di notte.

La sera seguente saremmo dovuti andare a vedere l'eclissi di luna in montagna con MinchiettaUno. Problema: in montagna ci sarebbero stati più o meno 5 gradi e Roccio aveva solo un paio di pantaloncini. Soluzione del problema: trovare un paio di pantaloni decenti a pochi euro.

Così il 16 mattina lo butto giù dal letto e corriamo al Balon e a Porta Palazzo ma anche Porta Palazzo, da mercatino all'ingrosso qual era, è diventato molto cinese. I cinesi fanno tutti gli stessi prezzi e non si fanno concorrenza. Non si può contrattare.

Quindi veniamo via.

Il Balon d'altro canto ha solo cose usate. Ricordo che da piccina spesso ci andavo prima di andare il sabato mattina a scuola, ritardavo quel paio d'ore e come giustificazione scrivevo "Motivi familiari" (nessuno sa cosa siano) e in mano avevo ancora le buste della spesa fatta poco prima. Con cinquemila lire prendevi un giacchino di velluto. Usato, ma che importava ai tempi?


Ora nulla a meno di 15 euro. Torniamo a casa per pranzo. Dopo pranzo andiamo a Panorama per vedere se lì c'è qualcosa ma effettivamente sbadigliamo tutti e due e siamo abbastanza stanchi. Chiamiamo MinchiettaUno e saltiamo l'appuntamento. Lei decide di unirsi a noi per un birrino dopo cena.

E meno male, perché anche di sera attacca a piovere.
Prima di andare al nostro appuntamento, però, passiamo per corso Francia, a Collegno, e ci imbattiamo in un posto che da tanto tempo volevo visitare: il Villaggio Leumann. E' questo un villaggio della fine dell'800 - inizi '900 costruito per gli operai che lavoravano nel cotonificio "annesso" al villaggio. La struttura è rimasta quasi per intero viva, le case sono abitate, e di sera sono così simili tra loro che se non fosse per le auto parcheggiate accanto sembrerebbe di vivere in un film dell'orrore. Il Villaggio Leumann non chiude mai, ripeto, sono case abitate. Passeggiare per quelle strade fa fare un salto all'indietro. Il Padrone della fabbrica, signor Leumann, che decide i ritmi di vita degli operai non solo quando sono al lavoro ma anche dopo. Costruisce case per loro, una scuola all'interno del villaggio, una chiesa. Una stazione.
Nella scuola i ragazzini imparavano non solo le materie classiche, ma anche quelle più tecniche, che avrebbero loro permesso, un giorno, di lavorare nella stessa fabbrica di cotone.
Insomma la vita di un intero villaggio non si spostava mai, sempre lì. L'idea che queste case siano ancora abitate, e che giovani ragazzi ci facciano grigliate e feste, e ci parcheggino la macchina, e mettano segnali come DivietoDiSosta fa molto strano.

Voglio tornarci di giorno e leggere tutte le etichette e salutare gli autoctoni. Mi piacerebbe tanto vedere come sono fatte dentro quelle case, se è rimasto qualcosa di storico anche dentro. Se i cittadini ne conoscono la storia.

Un altro villaggio molto ben conservato è quelli di Crespi d'Adda e il villaggio Schio.

Mi piacerebbe visitarli tutti. Anche in Francia pare ce ne sia uno ben conservato, il villaggio Noisiel-sur-Marne, però le fabbriche erano di cioccolato. Mica scemi.

In Germania esiste il villaggio Krupp, costruito dall'omonimo signor Krupp, che ereditò l'acciaieria Krupp nel 1887 e attorno fece costruire le case degli operai. Oggi tristemente famoso perché il suo nome attuale è ThyssenKrupp e sappiamo benissimo cosa ricorda.

Ce n'è un altro in Scozia. Ma sto divagando.

Oggi sono andata a vedere il museo La Specola. E' pieno di bestie imbalsamate, a me generalmente non piace, ma ho visto un tilacino imbalsamato. E' estinto e dal vivo purtroppo non si esibisce più. Qualcuno dice di averlo avvistato e afferma con decisione che non è estinto. Sarà.

E' interessante vedere anche la maestosità di alcuni animali. Il rinoceronte è davvero gigante ma anche il tricheco. Lo avreste mai detto?

Passate queste sale mi sono trovata di fronte a uno spettacolo raccapricciante e magnifico al tempo stesso. Le cere anatomiche.

Sono così impressionanti, sembrano vere. Anche l'espressione del viso, così sofferente, sembra che abbiano tolto loro la pelle un istante prima.

Per me, però, la cosa più impressionante è stata la serie di cere che riguardavano un utero gravido prima e durante il parto. Si vede il feto in posizione e la patata (così piccola rispetto alla testa del feto). Poi la patata si dilata un po'. Ma la testa del feto è sempre gigantesca. Terribile.

Domani chiedo informazioni per le cere anatomiche più macabre conservate nell'ospedale di Careggi.
Certo, potrei andare a vedere cose più allegre, ma sono dark inside.



Canzone del giorno: Karma Police Radiohead

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il villaggio Leumann.

Per un certo periodo, ho creduto che avesse ospitato il film di Shyamalan, The Village. Nella pellicola, però, non compariva quell'insulsa discoteca giovanilistica affollata ogni domenica pomeriggio.