14 novembre 2007

Ogni tanto viene fuori un periodo di scimmie senza senso: questo è il periodo della scimmia del makeup. Ho tutti i sintomi.
La sera penso a come mi truccherò il giorno dopo, ho comprato accessori abbastanza costosi ma indispensabili per me questo periodo (pennelli di Sephora, anche se loro mi stanno sul cazzo perché ogni volta che entro in uno dei loro negozi mi guardano come se fossi una ladra e mi seguono come fossi una vip), ho fatto un ordine dal sito di Bottega Verde comprando tutto ciò che era in offerta (anche cose inutili, come l'incenso), sto imparando a fare dei perfetti smokey eyes e so distinguere una cipria da un fondotinta, da un illuminante, da un correttore. Quest'ultima in particolare è abbastanza grave. D'altro canto c'è Roccio che non distingue i colori ("Che colore è il lilla?") ma apprezza il fatto che mi curi. E anche se non sa cosa sia un ombretto cotto perlato e se kiko gli sembra il nome di una casa produttrice giapponese di videogiochi a volte mi da' anche apprezzabilissimi consigli.
Oggi il mio unico pensiero è terminare la settimana: il mio cervello ripete questo mantra continuo trapocoèvenerdìtrapocoèvenerdì ecc e io voglio solo tornare a casa e spegnere il cervello. Oggi un mio collega mi ha fatto notare quanto io sia compulsiva-ossessiva col cellulare. Ah: che dire. Forse se io convivessi col mio uomo e avessimo una casa tutta nostra ambirei a tornare a casa il più presto possibile invece di rimanere fino a sera tardi come fa lui, o scrivere continuamente al cellulare come faccio io. Ma non ho risposto: chissà perché non rispondo mai.
Ho borbottato che se anche lui avesse una donna a distanza lo farebbe. Ma no, secondo lui è la generazione. Davvero? Quando andavo all'università e non avevo mai una lira il mio unico mezzo di comunicazione col mondo tramite il cellulare era rappresentato dagli squilli. Il messaggio era solo per le emergenze.
Ma il cuore non è forse un'emergenza?

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